Roma, 6 mar – Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali patrocina un corso di formazione pro-gender per docenti e scoppia la polemica. L’obiettivo sarebbe quello di dare gli strumenti appropriati ai docenti per prevenire e intervenire sui disagi giovanili, in realtà è il “piede di porco” atto a far entrare nelle scuole indottrinatori di professione appartenenti alle solite sigle. Il corso di formazione per docenti degli istituti di istruzione secondaria di primo e secondo grado, in programma al Liceo De André di Brescia è: “Io, tu, noi valorizzare le differenze a scuola: percorsi e strumenti”. Sino al titolo e al sottotitolo nulla da eccepire, poi però si entra nello specifico dei temi per appuntamento (dal 28 febbraio al 28 marzo) e tutto comincia ad apparire più chiaro.

Quel convegno pro-gender patrocinato dal ministero

Relatori esperti di orientamenti sessuali e identità di genere, propinatori della carriera alias (neologismo targato 2022), ovvero il permesso di modificare il nome anagrafico con quello di elezione nel registro elettronico, negli elenchi e in tutti i documenti interni alla scuola aventi valore non ufficiale (e dunque inutile, ma ottimo per la propaganda gender), e così via. Proprio quest’ultimo tema insieme con il superamento del binarismo sessuale e il processo di transizione, ricordiamo finalizzato proprio a ragazzi in età adolescenziale, verrà trattato nell’incontro di domani, martedì 7 marzo. Da qualche giorno Pro Vita e Famiglia Onlus chiede incessantemente alla premier Meloni e al ministro Calderone di ritirare il patrocinio.

A rispondere è stato il vice ministro Maria Teresa Bellucci: “E’ l’eredità dell’aggiudicazione di un bando Pon avvenuto nella scorsa legislatura e che dà dimostrazione di come per le sinistre vengano prima gli interessi di certi adulti di imporre falsa legittimità educativa e scientifica a teorie gender che nulla hanno a che fare con i bisogni psicologici e di rispetto delle tappe evolutive dei minori”. Non solo, sulle colonne di BresciaOggi, rincara la dose affermando: “Reputo i contenuti di tale iniziativa lesivi della salute e del benessere delle persone di minore età, le quali dovrebbero vedere le istituzioni impegnate sempre e comunque nel garantire la migliore educazione e il rispetto del loro equilibrio psico-fisico”.

Perché il governo dovrebbe togliere il patrocinio

Quindi se abbiamo ben capito il governo Meloni è ancora contrario a queste iniziative, non ha cambiato idea, e non può dunque appoggiarle, ergo il patrocinio va tolto così come nel 2019 il premier Conte ipso facto tolse quello della Presidenza del Consiglio dei Ministri al Congresso delle famiglie, suscitando manifestazioni di giubilo da Pd e M5s. Governare è avere il potere di guidare e tracciare la strada. Gli italiani lo scorso settembre hanno scelto da chi vogliono essere governati per i prossimi 5 anni e lo hanno fatto preferendo, e in maniera netta, il centrodestra. Dopo anni in cui dai banchi del Parlamento alta e fiera si alzava la voce del dissenso verso i precedenti “governanti”, adesso che si ha la possibilità, per coloro i quali si sono sistemati di fronte all’emiciclo, di decidere cosa è giusto e cosa è necessario per il nostro Paese, ci aspettiamo che lo facciano.

Emanuela Volcan

Ti è piaciuto l’articolo?
Ogni riga che scriviamo è frutto dell’impegno e della passione di una testata che non ha né padrini né padroni.
Il Primato Nazionale è infatti una voce libera e indipendente. Ma libertà e indipendenza hanno un costo.
Aiutaci a proseguire il nostro lavoro attraverso un abbonamento o una donazione.