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Contenere la Cina, spingere l'autonomia strategica. Il futuro di Nuova Delhi – Formiche.net

L’India sta costantemente accrescendo la sua centralità negli affari globali. Per Nuova Delhi, come spiega Maiorano (L’Orientale) in un’analisi per Ispi, c’è la necessità di far combaciare le ambizioni di autonomia strategica con gli interessi di contenimento della Cina

Secondo un’analisi di Diego Maiorano inclusa nel “Focus” che l’Ispi ha dedicato all’Indo Pacifico (si scarica qui), “la questione fondamentale che determinerà il comportamento dell’India sarà l’evolversi del rapporto con la Cina”. Per l’esperto di Storia e Politica Indiana dell’università di Napoli L’Orientale, “un’ulteriore crescita della minaccia cinese potrebbe spingere l’India a valutare come troppo alti i costi del perseguimento di una politica estera libera da alleanze più strutturate con gli Stati Uniti e i suoi alleati. Dall’altro lato, un ammorbidimento cinese (che però non pare all’orizzonte), potrebbe far convergere gli interessi dei due paesi per la ridiscussione dell’ordine internazionale e quindi allontanare New Delhi dall’Occidente”.

L’India ha due obiettivi fondamentali nella sua strategia di politica internazionale che coprono sia il breve che il più lungo periodo. Primo, essere riconosciuta come una grande potenza sullo scacchiere internazionale (“a leading power“, nelle parole del ministro degli Affari Esteri Subrahmanyam Jaishankar). Secondo, contenere l’ascesa della Cina. Sotto quest’ottica, vanno lette molte delle attività che Nuova Delhi sta portando avanti in questa fase attuale, compreso il mantenimento di un rapporto storico con la Russia – e dunque non è sorprendente la linea presa sul non condannare l’aggressione ucraina e la continuazione ad acquistare greggio russo a prezzi scontati, come recentemente annunciato dal ministro del Petrolio.

C’è una sovrapposizione di interessi su questa linea. “Per il momento – spiega Maiorano – ci si può aspettare che New Delhi continui nel solco del perseguimento di una politica fondata sull’autonomia strategica, marcata da ambiguità e contraddizioni. Questa strada non solo è in linea con gli interessi nazionali indiani di breve e lungo periodo, ma è anche coerente con la politica ultranazionalista del premier Nerendra Modi, in un contesto dove la politica interna sembra influenzare quella estera in maniera sempre più evidente.21 Perseguire una politica “fieramente indipendente” (per citare il Times of India) e non piegata agli interessi dell’Occidente stuzzica l’orgoglio nazionale”.

Il punto sta nella gestione del bilanciamento. Da una parte l’India è consapevole di avere la necessità di ottenere dall’Occidente (Stati Uniti, Unione Europea, ma anche i like-minded indo-pacifici come Giappone, Corea del Sud e Australia) componenti per le tecnologie moderne e investimenti. Elementi fondamentali per guidare lo sviluppo di una popolazione che già nell’arco del 2023 potrebbe essere la più numerosa al mondo. E cruciali anche per cercare di competere con la Cina. Dall’altra ha una connessione in materia di difesa e sicurezza con Mosca, visto che molti degli armamenti indiani sono di origine russa.

Una sorta di sganciamento è in corso – con aumenti di acquisiti da Stati Uniti, Israele, Francia e anche dall’Italia di nuove componenti per la difesa. Ma a Nuova Delhi continuano a servire pezzi di ricambio e servizi di manutenzione dell’arsenale esistente. Elemento imprescindibile – il deterrente militare – se l’India intende confrontarsi con la Cina. Qui va aggiunto un elemento ulteriore: l’India, leader dei Paesi non-allineati già ai tempi della Guerra Fredda, intende trovare una propria standing internazionale, possibilmente indipendente dall’Occidente – il grande successo formale, spiega Maiorano, sarebbe l’ottenimento di un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

In questo obiettivo, parzialmente contraddittorio, l’India cerca anche la sponda della Russia per trovare spazi all’interno di meccanismi come i Brics o la Shangai Cooperation Organization (Sco), entrambi dominati da Pechino, ma con Mosca che ha ancora un ruolo. Anche in quest’ottica, l’aiuto sul piano delle commesse sensibili, come quelle militari, potrebbe essere un modo per mantenere agganciata Nuova Delhi al mondo occidentale all’interno di uno scontro tra Democrazie e Autoritarismi che segna l’attuale fase storica.

Fondamentali sono anche accordi come l’iCet, l’iniziativa sulle tecnologie critiche emergenti tra Usa e India, annunciata a maggio 2022, e le sue recenti evoluzioni; oppure il Consiglio commercio e tecnologia che Nuova Delhi ha creato con Bruxelles. In questo quadro commerciale-politico dual-use, martedì 14 febbraio Boeing e Airbus hanno annunciato una maxi commessa con la compagnia di bandiera di Nuova Delhi, Air India, durante una cerimonia virtuale in cui gli ordinativi sono stati annunciati rispettivamente dai presidenti Joe Biden ed Emmanuel Macron dopo una telefonata con il primo ministro indiano. La cerimonia è stata fatta nell’ambito della fiera AeroIndia a Bagalore, con due F-35 americani arrivati alla base aerea di Yelahanka per dimostrazioni. Un messaggio che va oltre al marketing, mentre la Russia ha spostato i velivoli stealth Su-57 Felon.

Per l’analisi dell’Ispi, gli scontri in Ladakh tra India e Cina nel 2020 hanno probabilmente rappresentato un punto di svolta per Nuova Delhi. I recenti scontri del dicembre 2022 a Tawang confermano un atteggiamento esplicitamente più aggressivo da parte della Cina, che sta spingendo l’India a consolidare le proprie partnership di sicurezza nell’Indo-Pacifico, in primis il Quad (il sistema di cooperazione con Usa, Giappone e Australia che Washington sta spingendo per implementare).

Alla base di queste evoluzioni, Maiorano evidenzia che esiste una linea di pensiero secondo cui l’India abbia abbandonato una politica di equidistanza e scelto la partnership con gli Stati Uniti come pilastro fondamentale della propria politica estera, assumendo un ruolo di bilanciamento nei confronti della Cina. D’altra parte Nuova Delhi è “considerata dagli Stati Uniti il più importante swing state,  in grado di far pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra nel sistema di alleanze in via di definizione nell’Indo-Pacifico”. Sebbene per l’esperto resta più probabile che – almeno stando le condizioni attuali – per ora l’India di Modi continuerà sulla strada sovranità e indipendenza. Quanto meno come via per “prendere tempo” e “continuare ad accumulare capacità materiali ed economiche per influire sulla politica internazionale”, spiega l’esperto.

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