Roma, 11 feb – Chiunque abbia a cuore le sorti del popolo africano sa che la soluzione migliore è aiutarlo concretamente con aiuti diretti. In tal senso però tutto dipende dal come si fornisce sostegno e qual è il reale scopo dietro certi movimenti. Negli ultimi mesi è emerso ad esempio uno scontro in Africa tra Usa e Cina, una sorta di gara a chi “aiuta” di più. Emblematico al riguardo è il caso di Niger e Benin.
Lo scorso dicembre Washington c’è stato un incontro tra i rappresentanti del governo americano e diversi leader africani, per discutere nuove iniziative di collaborazione e frenare l’influenza cinese nel continente nero. Durante questo summit, i leader di Niger e Benin hanno firmato un accordo per portare avanti una serie di progetti infrastrutturali che possano ridurre i costi e i tempi di trasporto tra il porto beninese di Cotonou e la capitale del Niger, Niamey.
Al momento Niger e Benin sono tra i Paesi africani che registrano il più alto tasso di crescita economica, ma ovviamente la strada per lo sviluppo è ancora molto lunga e la carenza di infrastrutture è un nodo da superare per garantire la crescita nel lungo termine. Il porto di Cotonou al centro del suddetto accordo, è comunque uno dei porti più importanti dell’Africa occidentale nonché una fonte di reddito per il Benin, perché consente l’esportazione non solo dei suoi prodotti ma anche di quelli dei Paesi vicini. Tra questi ultimi c’è appunto il Niger, che usa dal porto di Cotonou importa derrate alimentari e olio da cucina.
Il problema principale è legato ai costi trasporto tra Cotonou e Niamey, ancora troppo alti. L’agenzia di aiuti del governo americano Millennium Challenge Corporation investirà 202 milioni di dollari in Benin e 302 milioni di dollari in Niger, per costruire le infrastrutture necessarie a ridurre i tempi e i costi di trasporto tra queste due nazioni africane. Una sfida aperta alla Cina che in questi anni che ha costruito infrastrutture in Africa, molto spesso con prestiti che aggravano la situazione debitoria dei Paesi del continente nero.
Giuseppe De Santis
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