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Clima, il Mediterraneo “bolle”: è il mare che si riscalda più velocemente – Il Riformista

Lo studio

Redazione — 12 Gennaio 2023

Clima, il Mediterraneo “bolle”: è il mare che si riscalda più velocemente

Più che una notizia è una conferma: il Mediterraneo è il bacino che si scalda più velocemente. A riportarlo uno studio della rivista Advances in Atmospheric Science guidato dall’Accademia Cinese delle Scienze. Alla ricerca hanno collaborato anche ricercatori italiani di Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e di Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea).

Lo studio conferma che il riscaldamento degli oceani ha raggiunto un nuovo record nel 2022: le temperature sono risultate in aumento per il settimo anno consecutivo. È un dato che preoccupa non solo per la vita e gli ecosistemi marini ma anche per gli esseri umani e gli ecosistemi terrestri, dal momento che gli oceani assorbono la maggior parte del riscaldamento provocato dalle attività umane.

Lo studio ha analizzato dati raccolti dal 1950 a oggi dall’Istituto di Fisica Atmosferica (Iap) cinese e dell’Amministrazione Nazionale per gli Oceani e l’Atmosfera (Noaa) statunitense. Il contenuto di calore dell’oceano nei primi duemila metri di profondità è aumentato rispetto all’anno precedente di circa 10 Zetta joule, vale a dire 1 joule (unità di misura del calore) seguito da 21 zeri.

Al continuo aumento della temperatura degli oceani si accompagnano livelli sempre più elevati di salinità e una maggiore separazione dell’acqua in strati, che può ridurre o annullare il rimescolamento tra la superficie e le zone più profonde. Questi fattori alterano il modo in cui il calore, il carbonio e l’ossigeno vengono scambiati tra l’oceano e l’atmosfera e le conseguenze incidono anche sulla biodiversità e sugli spostamenti delle specie ittiche, con effetti a cascata sulle comunità dipendenti dalla pesca.

Per il climatologo Carlo Buontempo, direttore del servizio Copernicus Climate change dell’Unione europea, “il Mediterraneo ribolle, la temperatura è ormai di cinque o sei gradi oltre il valore normale”, aveva dichiarato qualche mese fa al quotidiano spagnolo El Pais. Il livello dei mari è salito di oltre 25 centimetri negli ultimi 30 anni. E il “Mare Internum” è considerato una sorta di “hotspot” del cambiamento climatico per i dati che riguardano clima, inquinamento, uso del suolo e del mare e specie non autoctone.

Già nel 2020 gli esperti di MedECC, rete indipendente di scienziati, avevano pubblicato un primo rapporto di valutazione in cui si riteneva “praticamente certo” che il riscaldamento della superficie del mare fino a 4 gradi Celsius continuerà in questo secolo a seconda dello scenario (basse o alte emissioni di gas serra). Secondo gli scienziati l’aumento di sei centimetri negli ultimi vent’anni del livello medio del Mediterraneo potrebbe perfino accelerare di 43-84 centimetri fino al 2100.

Secondo la proiezione Enea al 2100 l’aumento della temperatura del Mediterraneo proseguirà e, allo stesso tempo, diminuirà la salinità dell’acqua superficiale nella parte occidentale del bacino, interessato dalla corrente atlantica. Secondo il modello elaborato da questi ricercatori, denominato Med16, il riscaldamento delle acque potrebbe inibire in parte la formazione di acque profonde che, trasportando ossigeno agli strati profondi, consentono al mare di “respirare”, creando le condizioni per la sopravvivenza degli habitat naturali.

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