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Chi sono gli hacker mercenari del Team Jorge

Avrebbero influito in almeno 33 campagne presidenziali in tutto il mondo, così come avrebbero in mano una lista infinita di personaggi politici hackerati o verso cui sono state lanciate campagne denigratorie. E questa sarebbe solo una parte del lavoro svolto in questi anni dal cosiddetto Team Jorge. Un gruppo di hacker mercenari, con base in Israele e al servizio di “clienti” da cui partono richieste di sabotaggi politici.

La scoperta del Team è stata frutto di un’inchiesta giornalistica curata da più testate internazionali. Alcuni reporter sono riusciti a infiltrarsi nell’organizzazione e a svelare il loro lavoro. La verità emersa è quella di pianificate campagne di denigrazione, usando soprattutto le piattaforme social e le attività di “hackeraggio classico” di mail e profili internet.

A vantarsi dei risultati così clamorosi, sono stati gli stessi membri del Team Jorge. E questo induce anche alla prudenza: essendo i giornalisti dei falsi clienti, è possibile che molti dettagli siano stati enfatizzati per vendere a loro i propri servizi. Ad ogni modo, l’inchiesta ha permesso di fare luce su un mondo ancora tutto da scoprire.

Le attività del Team Jorge

Tutto è partito dallo scorso mese di luglio. Tre giornalisti hanno finto di essere papabili clienti del Team Jorge. Un nome conosciuto nei meandri di internet e del mondo della sicurezza. I cronisti in questione appartengono a Radio France, al quotidiano israeliano Haaretz e a TheMaker. Una volta preso contatto con gli hacker, hanno detto loro di lavorare per un’agenzia vicina a un non meglio specificato Stato africano. Il loro falso obiettivo da finti clienti era quello di rinviare le elezioni in questo Paese.

Da luglio a dicembre, i giornalisti hanno tenuto diverse riunioni via web con i rappresentanti del Team. È in queste occasioni che sono stati elencati tutta una serie di “successi” del gruppo. Dal rinvio di alcune consultazioni in Paesi instabili, fino all’inquinamento del dibattito politico tramite bot, falsi profili e una condivisione virale di post volti a influenzare l’opinione pubblica.

In che modo il Team Jorge influisce sulla politica

Durante le riunioni, tutte registrate dai finti clienti, è stata spiegata la modalità di azione del Team. La prima attività sarebbe quella dell’hackeraggio. Nulla di diverso rispetto ad altre situazioni già riscontrate in passato. Mail e profili social verrebbero passati al setaccio e violati. In tal modo si otterrebbero notizie riservate e si cercano elementi compromettenti per avviare una campagna denigratoria.

Stando a quanto emerso dall’inchiesta, sarebbero stati hackerati nel giro di pochi anni migliaia di account. Non solo quelli social, ma anche di Gmail e di Telegram. All’attività di hackeraggio vera e propria, si affiancherebbe poi quella volta a fabbricare false notizie oppure a creare situazioni di imbarazzo. Una volta dentro i vari account, i membri del gruppo lancerebbero comunicati stampa fasulli, con cui compromettere la posizione di un politico o di un ente. Così facendo, interi gruppi politici negli anni sarebbero stati destabilizzati e coinvolti in vicende compromettenti.

A volte, il Team agirebbe pure sul piano privato delle vittime. Sul Guardian infatti, quotidiano che nelle scorse ore ha dato ampio risalto all’inchiesta, è stato raccontato un episodio relativo a un non meglio specificato importante esponente politico. Nella sua abitazione, sarebbe stato inviato tramite corriere un sex toys con l’obiettivo di far credere alla moglie l’esistenza di una relazione extraconiugale. Segno di come il gruppo, pur di raggiungere l’obiettivo, non lascerebbe nulla al caso.

L’uso del sistema Aims

Ma il fiore all’occhiello del Team Jorge riguarderebbe la diffusione di campagne denigratorie e false notizie tramite un “esercito” di profili falsi sui social. Si calcola che il gruppo potrebbe gestire, ad oggi, almeno trentamila account fasulli, con i quali sarebbe in grado di influenzare i trend sui social e quindi in parte anche la stessa opinione pubblica.

Il tutto sarebbe possibile grazie al sistema Aims, acronimo di Advanced Impact Media Solutions. Con questa particolare piattaforma, possono essere infatti creati centinaia di account fasulli in pochi istanti. Account in grado di non destare sospetti agli occhi di un comune utente. Infatti nomi e volti creati dal nulla vengono associati a diversi profili piazzati poi su tutti i più importanti social. In questa maniera, chi vuole verificare l’autenticità di un determinato profilo non avrebbe per l’appunto alcun sospetto.

Sempre sul Guardian è stato riportato un altro esempio. Si tratta del caso relativo a una campagna denigratoria commissionata al Team Jorge contro l’Information Commissioner’s Office (Ico) del Regno Unito. Tra i commenti a una notizia collegata all’Ico, c’è quella di un utente Twitter di nome Canaelan. Il commento è fortemente negativo contro l’ente britannico. Chi lo ha letto, potrebbe aver l’impressione di un parere espresso da una persona realmente esistente. Spulciando nella sua bacheca di Canaelan infatti, ci sono notizie sul basket, post sulla Premier League e condivisioni di notizie di svariato genere.

Per diversi giorni, si sono susseguiti altri commenti contro l’Ico. Tra cui anche sospetti di tangenti, corruzione e legami con l’estrema destra. Canaelan e buona parte degli utenti che hanno commentato in questi giorni, secondo il Guardian, sono dei bot generati da Aims. Il Team Jorge è riuscito così ad alzare un polverone mediatico contro l’Ico, favorendo il suo cliente.

Tal Hanan, l’ex agente israeliano a capo del gruppo

I tre giornalisti, in qualità di finti clienti, a un certo punto hanno voluto (e potuto) incontrare di presenza il gruppo. Sono quindi arrivati a Modi’in, cittadina situata a metà strada tra Tel Aviv e Gerusalemme. Qui il Team ha la sua base e qui era presente, al momento dell’arrivo dei finti clienti, colui che si è spacciato per capo del gruppo. Si tratta di Tal Hanan, ex membro dei servizi di sicurezza israeliani. Si fa chiamare con il soprannome di Jorge, dando così quindi il nome all’intero gruppo.

I giornalisti sono riusciti a filmare di nascosto l’incontro con Hanan. Ne è uscito fuori un video di cinque minuti, pubblicato sul Guardian, in cui è lo stesso ex agente a spiegare il modus operandi del suo Team. Ha spiegato, tra le altre cose, che non tutti lì dentro sono israeliani. E, soprattutto, che non si è al servizio di una specifica agenzia di sicurezza. Al contrario, a lavorare a Modi’in ci sono hacker mercenari, così come social media manager e altre figure specializzate nella disinformazione.

“Per ora siamo coinvolti in un’elezione in Africa, abbiamo una squadra in Grecia, una negli Emirati Arabi Uniti – ha dichiarato Hanan nel video – Abbiamo influenzato 33 campagne presidenziali, in 27 di queste abbiamo avuto successo”. Quali sono state le elezioni in questione non lo ha specificato. Ma dall’atteggiamento è sembrato sicuro di sé e dei suoi collaboratori.

Inoltre ha specificato le cifre solitamente richieste dal gruppo. Si va dai sei ai 15 milioni di dollari ed è possibile inoltre pagare in criptovalute. Nel pubblicare l’inchiesta, il Guardian ha anche specificato di aver contattato Hanan. Pochi i dettagli emersi, il quotidiano inglese ha dichiarato che il leader del Team Jorge ha negato ogni tipo di illecito.

Dove ha operato il Team Jorge

Difficile per il momento accertare la veridicità delle parole di Hanan e dei membri del suo Team. Altrettanto difficile quindi verificare quali sono le elezioni influenzate dagli hacker, quali le campagne elettorali su cui si è intervenuti e quali le campagne denigratoria in cui il Team Jorge ha effettivamente messo lo zampino.

Ci sono tracce del lavoro del gruppo in occasione delle elezioni presidenziali in Nigeria del 2015. Qui il Team avrebbe collaborato con Cambridge Analytica, società implicata nello scandalo della raccolta dati di milioni di utenti Facebook per condizionare le campagne elettorali negli Usa. Il Guardian ha riferito di alcune mail scambiate tra membri del Team Jorge e Cambridge Analytica. L’obiettivo comune era quello di arrivare alla rielezione di Goodluck Jonathan. Le due società, come dichiarato da alcuni testimoni sentiti dal quotidiano inglese, avevano sì lo stesso obiettivo ma operavano in parallelo. Cambridge Analytica aveva il compito di attirare l’attenzione internazionale dei media a favore del presidente nigeriano uscente, la società guidata da Hanan doveva invece catturare dati compromettenti per sfavorire lo sfidante Muhammadu Buhari.

In quell’occasione, il lavoro del Team Jorge sarebbe riuscito, tra le altre cose, a incidere sul rinvio del voto. Il tutto grazie alla diffusione sui social di immagini false ritraenti alcune donne escluse dai seggi. Lo scandalo avrebbe contribuito a posticipare le elezioni. Non è detto, hanno spiegato dal Guardian, che l’allora presidente Johathan fosse a conoscenza di questi aiuti. E non è detto che il cliente di Hanan fosse proprio lui. Ad ogni modo, quell’operazione è fallita perché le elezioni sono poi state vinte da Buhari.

Il Team Jorge avrebbe operato negli ultimi anni in Africa, in America Latina e in misura minore in medio oriente, in Europa e negli Usa. Possibile una sua incidenza nelle elezioni senegalesi e di alcuni Paesi sudamericani.

Perché è importante l’inchiesta portata avanti a livello internazionale

Sembra esserci ancora molto da scoprire e il condizionale, su alcuni racconti fatti dallo stesso Hanan ai reporter improvvisatisi clienti, è d’obbligo. Ma quanto scoperto è comunque molto importante. Se da un lato infatti non è una novità la scoperta di tentativi di intromissioni nei dibattiti pubblici tramite hackeraggio, dall’altro però la verità venuta a galla permette di toccare con mano quanto accade in contesti simili.

In poche parole, le attività del Team Jorge potrebbero rappresentare solo la punta di un iceberg. Sotto la superficie di quanto finora svelato, potrebbero celarsi non solo “semplici” attività di hackeraggio ma vere e proprie attività volte a “preconfezionare” i dibattiti pubblici e a intromettersi nelle campagne elettorali.

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