che-cos'e-il-gruppo-wagner-–-insideover

Che cos'è il Gruppo Wagner – InsideOver

Il Gruppo Wagner nasce almeno ufficialmente nel 2014 per mano di Dmitriy Valeryevich Utkin, ex colonnello delle forze speciali russe nato nel 1970 in Ucraina e di Evgheny Prigozhin, lo “chef di Putin”, nato a San Pietroburgo (allora Leningrado) nel 1961.

Da tempo sotto la scure delle sanzioni del Dipartimento del Tesoro americano, Utkin è un uomo misterioso, di cui si sa pochissimo. L’unica certezza è che viene considerato da più parti come un uomo legato a doppio filo con il presidente Vladimir Putin al punto che Utkin ha anche partecipato al ricevimento offerto dallo stesso capo del Cremlino ai reduci della guerra in Siria. Il Consiglio dell’Unione europea lo definiva, nel 2021, come il fondatore della Wagner e “responsabile del coordinamento e della pianificazione delle operazioni per lo schieramento dei mercenari del Wagner Group in vari paesi”. Di qui l’accusa sull’essere artefice di numerose violazioni di diritti umani nei teatri dove è stata impiegata negli anni la compagnia privata, dalla Siria ai Paesi dell’Africa fino all’Ucraina.

Ma Putin non è il solo uomo a cui sarebbe legato l’ex colonnello degli Spetsnaz. Ce n’è un altro, in particolare, che è considerato il fulcro dell’enorme quantità di denaro e potere che ha assunto nel tempo il gruppo Wagner, ed è appunto Prigozhin. L’uomo, uno dei più ricchi di Russia. è a capo di decine di società inserite nell’ambito del catering e dei ristoranti stellati. Il suo nome è apparso anche nel filone di indagini del Russiagate. Secondo le accuse dei federali americani, l’impero di Prigozhin sarebbe stata la base delle interferenze russe nelle elezioni del 2016 con cui Donald Trump ha battuto Hillary Clinton.

Per molti anni, la fondazione del gruppo è rimasta un mistero. Non solo la Federazione Russa ha sempre negato di fatto un coinvolgimento nelle mosse della compagnia di sicurezza, ma addirittura lo stesso Prigozhin aveva sempre smentito un suo ruolo nell’origine del gruppo. Le cose sono cambiate con l’invasione dell’Ucraina nel 2022, quando la Wagner, dopo anni di accuse e di indagini, è diventata talmente centrale nelle logiche operative di Mosca che lo stesso “chef” ne ha compreso il potenziale politico oltre che militare.

Ecco allora che a settembre del 2022, il concittadino di Putin svela per la prima volta le carte: è lui la mente dietro Wagner. E attraverso i suoi canali racconta i dettagli sulla nascita del gruppo. “Ho pulito io stesso le vecchie armi, ho sistemato io stesso i giubbotti antiproiettile e ho trovato specialisti che potevano aiutarmi. Da quel momento, il 1 maggio 2014, è nato un gruppo di patrioti, che in seguito è stato chiamato il battaglione Wagner”, ha detto Prigozhin. E con quelle frasi ha confermato quanto prima veniva solo sussurrato in Russia o reso evidente dalle inchieste giornalistiche. La nascita viene quindi fatta risalire a una data precisa a quelle operazioni russe in Ucraina orientale durante quella che poi sarebbe diventata la guerra del Donbass. Un supporto alle unità filorusse, ma anche una sorta di legione straniera nelle mani di Putin per evitare di essere considerato “boots on the ground” nel delicato e complesso fronte europeo.

A creare una vera e propria mitologia della Wagner non è solo il mistero sulla nascita, ora certificata dalla dichiarazione di Prigozhin, ma anche quella sull’origine del nome. Un’inchiesta di Foreign Policy del 2021 spiegava come di questo gruppo non solo non si potesse accertare davvero nemmeno l’esistenza, ma che sull’origine del nome, che di certo tutto è meno che russo nonostante l’ideologia nazionalista nei suoi ranghi, vi fossero solo dei sospetti.

Secondo molti analisti, Wagner deriverebbe dal nome di battaglia di Utkin ai tempi del Gru. Non sappiamo però quale motivo abbia scelto il nome del noto compositore tedesco spesso associato alla visione distorta che ne fece il nazismo. Secondo alcuni potrebbe trattarsi proprio di un tributo di Utkin a questa vicinanza ideale di Adolf Hitler con il musica wagneriana, cosa che si unirebbe all’ideologia che animerebbe proprio l’ex agente di servizi russi, vicina alle teorie neonaziste. Sul punto va però detto che non esistono conferme ufficiali: lo stesso Prigozhin non ha fatto riferimento all’uomo del Gru quando ha parlato della fondazione della Wagner, quasi a escludere un ruolo nella nascita della compagnia di mercenari.

La storia di Utkin aiuta in ogni caso a capire il ruolo di questo esercito di contractors che, negli anni, è diventato uno strumento fondamentale della politica di Putin in molte crisi in cui non poteva far intervenire le forze armate russe.

Dopo aver abbandonato le forze speciali, il leader di Wagner ha lavorato per la società di sicurezza Moran. Quest’impresa è un po’ il nucleo da cui è partita l’idea di Wagner. Fondata da veterani delle forze armate di Mosca per contrastare la pirateria, i suoi vertici sono stati poi coinvolti in un’altra operazione: la nascita dei “Corpi Slavi”. Quest’altra organizzazione, registrata inizialmente a Hong Kong, ha avuto un ruolo fondamentale in quanto probabilmente primo embrione dell’esperienza Wagner. Infatti, la società apparve nel 2013 con annunci con cui si reclutavano uomini per la Siria in supporto delle operazioni del governo di Damasco.

In quello stesso periodo inizia a circolare il nome del Gruppo Wagner. Le prime notizie parlano di un impiego dei contractors in Donbass, a sostegno della causa separatista. Poi, nel 2015, iniziano ad arrivare le prima informazioni sull’impiego di questo gruppo in Siria, nodo della politica russa in Medio Oriente. Dal dicembre del 2015, la società inizia a contare i suoi primi morti: i media riportano l’uccisione di una decina di civili russi a Latakia durante gli scontri con i gruppi armati ribelli. Civili che in realtà sarebbero appunto contractors impiegati al fronte ma che ufficialmente non risultano in alcun modo militari.

I numeri del loro impiego in Siria sono difficili da reperire attraverso fonti ufficiali. I media parlano di circa 5mila uomini inviati nel tempo in tutto il territorio siriano. Molto spesso come gregari delle forze di Assad, diventando in pratica il contatto fisico fra le forze armate russe e quelle di Damasco. Di loro si parla come i veri artefici della riconquista di Palmira contro i terroristi dell’Isis.

Altre volte, i loro impiego è stato quello di una vera e propria polizia militare che ha sostituito le truppe regolari. Si tornò a parlare di loro in Siria dopo il bombardamento Usa a Deir Ezzor in cui si ritiene siano morti molti di questi uomini. E i reporter della Reuters individuarono in particolare a Rostov sul Don uno dei principali punti di partenza e di arrivo del traffico di contractors.

Non ci sono però solo Siria e Donbass al centro delle loro operazioni. Il terreno di caccia più importante della società di Prigozhin, che ha potuto così sfruttare la sua compagnia anche per proteggere gli affari del proprio impero economico, è diventata nel tempo soprattutto l’Africa.

L’operazione più importante e risalente nel tempo per la Wagner in Africa è stata certamente quella che in Repubblica centrafricana. Nel 2018, la Russia inviò il primo contingente di “consiglieri militari” nel Paese per sostenere il governo nella guerra contro i ribelli. Tra gli obiettivi della missione vi era però anche la protezione dei beni di Prigozhin, che aveva già investito nel territorio soprattutto per l’estrazione mineraria.

Il ministero della Difesa russo non ha mai negato la loro presenza, ne ha solo ridotto il numero o al limite non confermato mai che fosse impiegato nel dettaglio quella compagnia privata. A marzo, il portavoce del ministero degli esteri russo Artyom Kozhin, dichiarò che “su richiesta del presidente della Repubblica Centrafricana, la Russia ha deciso di fornire al paese aiuti militari gratuiti”, e tutto con il pieno consenso del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, avvertito dell’operato di Mosca. Il ministero della Difesa russo consegnò in quel caso armi e munizioni alle forze armate della Repubblica centrafricana e inviò cinque militari e 170 istruttori civili per addestrare i militari locali. Istruttori civili, ossia contractors, confermati anche dalla portavoce Maria Zakharova mentre parlava della morte dei tre giornalisti russi uccisi in Repubblica centrafricana. Un primo elemento che certificò l’utilizzo della Wagner da parte del Cremlino.

Successivamente, fu il turno del Sudan, dove anche in questo caso i contractors di Prigozhin arrivarono parallelamente agli interessi dello “chef” di Putin nel Paese e alle nuove direttrici della politica estera di Mosca. Come racconta Formiche, “Wagner ha iniziato a operare in Sudan nel 2017, fornendo addestramento militare a forze speciali e di intelligence e al gruppo paramilitare noto come Rapid Support Forces”. Quest’ultime, guidate dal  generale Mohammed Hamdan Dagalo, hanno ottimi rapporti con le monarchie del Golfo e rappresentano la spina dorsale delle forze di Khartoum post-colpo di Stato. Anche in questo caso, numerose inchieste hanno mostrato i profondi legami tra Prigozhin, i suoi mercenari, gli interessi nell’oro e le forze armate locali, al punto che anche l’Unione europea ha di recente sanzionato una controllata della Wagner che opera in Sudan dopo che la Cnn ne ha scoperto la rete di interessi.

Particolare importanza ha poi avuto il ruolo della Wagner in Libia, il grande “buco nero” del Mediterraneo centrale. Nel 2020, il comando Usa per l’Africa (Africom) ha pubblicato un report in cui si affermava di avere prove crescenti dell’impiego della compagnia di contractors in Cirenaica per sostenere gli interessi del Cremlino. In quell’occasione, Africom segnalò anche il supporto di Mosca alle operazioni della società di Prigozhin con forniture di mezzi e armi, segno di un interesse russo per la Libia che aveva in Khalifa Haftar il principale intermediario in loco. Le Nazioni Unite parlavano di circa un migliaio di uomini della compagnia utilizzati su diversi fronti della guerra libica.

A conferma del problema rappresentato dalla Wagner in Libia, il direttore della Cia, William Burns, è volato a gennaio del 2023 a Tripoli per ribadire l’interesse di Washington riguardo la presenza russa nel Paese e nell’area nordafricana. Il vertice con il primo ministro Abdul Hamid Dbeibeh è servito a confermare la linea Usa sulla road-map per le elezioni e la pacificazione: ma il fatto che ad andare nella capitale sia stato il direttore dell’agenzia di intelligence sottolinea che la preoccupazione principale riguarda la sicurezza dell’area e le possibili infiltrazioni di avversari degli Stati Uniti.

Più di recente, è il Mali a essere al centro dell’interesse russo in Africa, in particolare in Sahel, e quindi anche della Wagner. Da quando il governo locale ha preteso che le truppe francesi si ritirassero dal Paese, a sostituire le unità di Parigi sono stati proprio i mercenari russi. Gli uomini dello “chef” sono già sotto la lente delle Nazioni Unite e degli Stati occidentali, preoccupati dall’instabilità della regione africana ma anche dalle accuse di crimini commessi dai combattenti al soldo di Prigozhin. E con un cambiamento per certi versi radicale della politica di Mosca, è stato lo stesso ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, a confermare la presenza di quelle forze irregolari dicendo che le autorità di transizione del Mali si erano “rivolti ad una società militare privata russa perché la Francia vuole ridurre significativamente il suo contingente militare schierato nel paese”.

Con l’invasione di febbraio 2022, il ruolo della Wagner è cambiato in modo sostanziale, rivoluzionando non solo la sua percezione pubblica, ma anche il ruolo politico di Prigozhin e il rapporto con le forze armate.

Dall’inizio dell’invasione, i mercenari del gruppo si sono sempre più palesati nelle maggiori battaglie del fronte dell’Ucraina orientale, con il loro impiego in diverse battaglie del Donbass tra cui spiccano quelle di Popasna, Svitlodarsk, Sievierodonetsk e Lysychansk e più di recente nei “tritacarne” di Bakhmut e Soledar (dove Prigozhin ha voluto a ogni costo conquistare l’enorme miniera di sale). Insieme al loro utilizzo al fronte sono cresciute le accuse di crimine di guerra commessi dagli uomini di Prigozhin. Molti hanno accusato la compagnia Wagner di avere avuto un ruolo fondamentale nei fatti di Bucha, mentre nello stesso tempo sono aumentati i video che mostravano esecuzioni da parte dei combattenti. Una di queste, la più nota, è quella dell’ex combattente Evgenij Nužin, giustiziato a colpi di mazza sulla testa per avere tradito la compagnia e avere scelto di vivere in Ucraina.

Nel frattempo, i numeri degli uomini usati dalla Wagner in Ucraina sono aumentati non solo attraverso il reclutamento di uomini di altri Paesi, ma soprattutto attraverso la concessione della libertà a tutti i detenuti delle carceri russe che sceglievano di arruolarsi nel gruppo di Prigozhin. L’amnistia in cambio di sei mesi di guerra al fronte è stata una delle armi più importanti nelle mani della compagnia privata per ingrossare le file dilaniate dalle varie battaglie. Reclute che in ogni caso non hanno rappresentato un vero rinforzo, dal momento che la maggior parte di essi è totalmente priva di addestramento e fondamentalmente inadatta a essere irregimentata in una compagnia strutturata in larga parte attraverso i modelli delle forze armate russe. A conferma di questo, secondo gli Stati Uniti soltanto nella battaglia di Bakhmut sarebbero morti circa mille contractors di cui la maggior parte ex detenuti. Sulla stessa linea l’intelligence britannica.

L’impiego così massiccio – e a volte essenziale – della Wagner in Ucraina orientale ha però reso possibile a Prigozhin non solo uscire allo scoperto, ma anche aumentare le sue richieste nei confronti di Mosca. Putin, che per anni ha sfruttato i servizi della compagnia di sicurezza senza rendere mai pubblico questo impiego, si è trovato quindi a gestire una situazione inusuale, e cioè la presenza di un uomo ricco, potente, fondamentale nelle “operazione militare speciale” ma sempre più percepito come una minaccia dalla stessa Difesa russa. Le offese rilanciate attraverso i canali Telegram della Wagner contro il ministro Sergei Shoigu e il capo di Stato maggiore Valerij Gerasimov sono state seguite anche dalle accuse di incapacità verso i ranghi dell’esercito e di tradimento per negare le munizioni ai contractors lasciandoli morire al fronte.

Questa guerra intestina ha spesso provocato imbarazzo al Cremlino ma anche una certa preoccupazione, dal momento che molti sottolineano che il potere mediatico e militare ottenuto dallo “chef” di Putin durante il primo anno di invasione ha fato ipotizzare un suo possibile ruolo politico di primo piano. Qualcuno ha anche sostenuto che il capo della Wagner potesse tentare la scalata a Mosca sfruttando l’eventuale crollo del sistema putiniano.

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *