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“C’è fame di verità: così i giornalisti possono riconquistare il pubblico”

Noto per il suo talento come giornalista e autore televisivo, Giovanni Minoli è stato tra gli ideatori dello storico programma “Mixer”, in cui intervistava personaggi del mondo della politica, dell’economia, dello spettacolo e dello sport. La storia degli anni’80 è passata attraverso le sue interviste, dei serrati “botta e risposta”, in cui incalzava l’intervistato, con garbo e decisone, a raccontare e raccontarsi.  

Perché il programma Mixer, quando venne trasmesso per la prima volta, ebbe così tanto successo?

Ha avuto successo perché era un programma innovativo,un unicum nel suo genere, che ha rivoluzionato la televisione. Ha saputo incrociare la strada e la storia dei due elementi di novità assoluti: la TV privata e il telecomando. Riproporlo oggi significa offrire spunti e riflessioni utili per rileggere la complessità attuale, ha fatto una “fotografia” dei grandi cambiamenti e delle crisi affrontate negli ultimi 40 anni. Attraverso le interviste è stata fatta  una rielaborazione editoriale che ha nuovi intrecci narrativi. In 100 minuti ogni puntata prevedeva i serrati “faccia a faccia” , le inchieste, i reportage, i sondaggi, le pagine sul costume, gli esteri, l’economia, lo spettacolo e lo sport. Tutto questo per informare in modo diverso e più dinamico.

Cosa pensa della televisione oggi?

Penso che faccia schifo! D’altra parte la TV rispecchia la società attuale e la società attuale rispecchia la TV. Racconta di noi, delle nostre interazioni, gesti e abitudini.

Siamo in una fase di transizione, definita “liquida”, in cui sembrano mancare personalità di spicco e il dovere della televisione, del servizio pubblico, deve essere quello di educare la popolazione al bello e soprattutto al giusto. La TV commerciale può permettersi di irretire il “suo” pubblico, che è quello dei consumatori, quella pubblica deve fornire l’indicazione di una via giusta da percorrere ai suoi cittadini. 

Com’è cambiato il modo di intervistare rispetto ai tempi di Mixer?

Oggi il “parco” degli intervistati e degli intervistabili è abbastanza ridotto, invece i programmi si sono moltiplicati, per cui c’è la corsa all’accaparramento dell’intervistato e questo passa attraverso un prezzo che si paga agli uffici stampa, concordando quasi sempre un prezzo.

Com’è cambiato il ruolo del pubblico, oggi ha altre esigenze?

Il pubblico si trova di fronte a un’offerta molto più ampia e quindi si frantuma, la frantumazione degli ascolti è un dato sotto gli occhi di tutto. Prima c’era poco da scegliere. Oggi si riescono a soddisfare anche le esigenze più marginali e di nicchia. In questo senso il pubblico si è molto disperso tra i vari programmi televisivi, non esistono più i grandi eventi in TV, le partire della nazionale, Sanremo… Non c’è  più il grande pubblico per il grande programma. Esistono più pubblici diversi che possono scegliere intrattenimenti diversi.

Nella comunicazione attuale, per il pubblico è più difficile distinguere verità e fake news?

Sì perchè l’approfondimento sulle fonti e la chiarezza sono fondamentali per essere capiti. Diciamo che i giornalisti forse studiano un pò meno di prima, e quindi lasciano un margine di confusione maggiore, sono meno formati.

I giornalisti hanno perso la credibilità di un tempo?

L’hanno persa ma la possono riconquistare, perché c’è fame di verità e quindi se uno si accredita in modo serio e si capisce che quello che sta dicendo è vero, il pubblico lo verifica e lo premia. Il successo dei podcast è questo, si ascolta chi è credibile, chi ispira la nostra fiducia. Mentre il limite della cultura dei social è che offre “ tutto, subito e poco”. Personalmente mi accorgo, andando in giro nelle scuole e nelle università con “La storia siamo noi”, girata e montata come fosse un telefilm, che in realtà c’è fame di conoscenza e di approfondimento ed è molto alta.   

Cosa manca oggi alla società?

È una società in cui la fascia d’età delle persone dai 60 ai 90 anni non ha più stimoli, non è occupata in nessuna mansione lavorativa ed intellettuale e lo Stato non se ne occupa. È una popolazione intiepidita, anche i giovani pensano solo a che età andranno in pensione. Significa essere “morti”. Invece bisogna far lavorare le persone, in questo modo ci sarà un’evoluzione dell’individuo, anche nella cosiddetta “terza età”. Chi saprà intercettare il bisogno di questa fetta di popolazione, apparentemente non più operativa, chi saprà creare qualcosa per loro, avrà centrato il reale bisogno del Paese e stravincerà le elezioni.

Oggi le donne hanno raggiunto traguardi importanti in tutti i campi. Cosa gli manca ancora?

Hanno tutto e fanno tutto! Gli uomini gli hanno permesso e delegato qualsiasi cosa. Quello che gli manca è la femminilità. Valentino ha spiegato molto bene, in una mia intervista, cosa sia la femminilità, ovvero piacere ai propri mariti. La seduzione diventa quindi un misti di sex-appeal, femminilità e intelligenza. Ogni loro atteggiamento, posa, modo di porsi, manca di questa caratteristica che per definizione è loro, propria della donna. In questi anni sembrano averla smarrita ,per sostituirla con altre caratteristiche, che però non riescono a colmare questo aspetto di essere “femmina”.

Qual è la cosa più bella che fa durante il giorno?

Camminare per 15 km e lavorare. Tutti dovrebbero lavorare il più a lungo possibile e cercare di amare tutta la vita ciò che fanno. Io amo il mio lavoro e spero di morire lavorando!

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