Roma, 6 apr – “Il presidente Silvio Berlusconi è attualmente ricoverato in terapia intensiva per la cura di un’infezione polmonare. L’evento infettivo si inquadra nel contesto di una condizione ematologica cronica di cui egli è portatore da tempo: leucemia mielomonocitica cronica (LMMC), di cui è stata accertata la persistente fase cronica e l’assenza di caratteristiche evolutive in leucemia acuta”. E’ quanto si legge nella nota firmata dai prof. Alberto Zangrillo e Fabio Ciceri. “La strategia terapeutica in atto prevede la cura dell’infezione polmonare, un trattamento specialistico citoriduttivo mirato a limitare gli effetti negativi dell’iperleucocitosi patologica e il ripristino delle condizioni cliniche preesistenti”, si legge ancora nel bollettino dell’ospedale San Raffaele.
Come noto il leader di Forza Italia è ricoverato da ieri in terapia intensiva presso l’ospedale milanese. La sua situazione resta seria, ma stabile, e stando a quanto riferito da fonti qualificate alle agenzie, l’ex presidente del Consiglio è sempre vigile.

La leucemia mielomonocitica cronica è la più frequente tra le sindromi mielodisplastico-mieloproliferative. Come spiegato da Matteo Giovanni Della Porta, responsabile Leucemie e Mielodisplasie di Humanitas, “si tratta di una malattia che colpisce la cellula staminale del midollo osseo, ovvero quella che produce tutte le cellule del sangue, ovvero globuli bianchi, globuli rossi e piastrine. È un tumore del sangue, poiché la modificazione che avviene in questa cellula è di tipo tumorale. Le conseguenze di questa trasformazione delle cellule staminali sono due: la prima che la malattia possa evolvere in una leucemia acuta, più grave. La seconda che nel sangue si verifichino alterazioni nel numero delle cellule. La peculiarità di questa malattia è che queste alterazioni possono verificarsi in due sensi: possono esserci sia cellule in difetto, per esempio globuli rossi e piastrine prodotti in minore quantità, con un rischio di problemi circolatori ed emorragie, ed altre cellule, come i globuli bianchi o monociti, che danno il nome alla malattia, prodotti invece in eccesso. In entrambi i casi si tratta comunque di cellule che funzionano male: anche la proliferazione dei globuli bianchi, infatti, non ha come conseguenza un buon funzionamento del sistema immunitario, ma anzi espone all’infezione. Di fatto la leucemia mielomonocitica cronica è una malattia grave: il sangue è un organo vitale, quando non funziona l’aspettativa di vita è sempre colpita”.

E’ una malattia curabile?

Stando sempre a quanto fatto presente dal professor La Porta: “La cura definitiva, al netto di tutte le sperimentazioni cliniche e le novità introdotte dalla ricerca scientifica, è il trapianto allogenico, da un donatore sano, proveniente dalla famiglia o dal registro internazionale dei donatori. Ovviamente, essendo una malattia dell’anziano, noi sappiamo che il trapianto, oltre una certa età può essere pericoloso, perché può essere fonte di tossicità o di mortalità. Per cui di fatto, su 100 pazienti con leucemia, circa il 10% può sottoporsi al trapianto. A costituire un problema dunque è l’età non tanto il donatore: ad oggi infatti possono essere donatori fratelli identici ma anche i figli, quindi la possibilità di avere un donatore è molto più ampia che in passato. Chi non può sottoporsi al trapianto può fare delle cure che stimolano le cellule del sangue o che cercano di controllare l’avanzamento delle cellule tumorali nel midollo. Sono terapie però che non curano la malattia in modo radicale. Il trapianto invece è l’unica terapia curativa e se il donatore è compatibile, lo stato di salute del paziente è buono e l’età non è avanzata, offre concrete possibilità di cura definitiva della malattia”.

La Redazione

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