Roma, 16 gen – Benzinai in rivolta contro il governo. Questo è il clima che si respira dopo il cosiddetto “decreto carburanti” sull’obbligo di esporre il prezzo medio nazionale vicino alla pompa e sulle sanzioni previste.
Benzinai contro il governo: “Siamo delusi e arrabbiati”
Multe fino a 6mila euro e chiusura dell’attività fino a 90 giorni dopo tre violazioni, ecco il punto della discordia. I benzinai non ci stanno e attaccano il governo:”Siamo delusi e arrabbiati. Il decreto continua a individuare nei gestori i colpevoli degli aumenti”. Inoltre, dopo una “pausa di riflessione” in cui pareva che lo sciopero fosse scongiurato, se ne torna a parlare. Sempre per le stesse date: 25 e 26 gennaio. Giuseppe Sperduto, presidente di Faib Confesercenti, commenta così: “Il testo del decreto deve essere migliorato in sede di conversione”, anche se li esponenti della categoria apprezzano “l’introduzione dell’accisa mobile, da noi richiesta più volte in questi anni”. “Ma” conclude, “certamente non apprezziamo le sanzioni – a nostro avviso molto pesanti – legate all’obbligo dell’esposizione del prezzo medio, che continuiamo a ritenere una misura del tutto inutile ai fini del contenimento dei prezzi dei carburanti”.
Per il Codacons le misure “sono insufficienti”
“Qualsiasi incremento della concorrenza sul fronte dei prezzi dei carburanti è positiva, ma le misure previste dal decreto del governo da sole non bastano a far scendere i listini alla pompa e contrastare le speculazioni”, commenta il Codacons. Nel frattempo, l’Antitrust ha avviato un’istruttoria contro cinque compagnie (tra cui Eni), come riporta l’Ansa. L’accusa è di aver messo alle pompe di benzina dei prezzi abbastanza diversi da quelli pubblicizzati.
Alberto Celletti
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