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“Arrogante, ha spaccato la Francia”: così Macron gioca col fuoco

Un vero e proprio “schiaffo” all’ex beniamino dell’europeismo: Politico.eu boccia Emmanuel Macron per il suo comportamento sulla riforma delle pensioni, passata con la forzatura costituzionale del superamento dell’Assemblea Nazionale.

La presa della posizione della prestigiosa testata di Bruxelles, versione comunitaria di Politico, noto media group americano, avviene con un editoriale di peso firmato da John Lichfield, a lungo direttore dell’Independent e in precedenza per vent’anni corrispondente da Parigi della storica testata inglese. Lichfied nel suo editoriale addossa a Macron la responsabilità di aver forzato eccessivamente la mano e di aver promosso la rinascita del populismo.

Macron, questo l’affondo di Politico.eu, era stato eletto nel 2017 come uomo nuovo del sistema politico francese e aveva “promesso un approccio consensuale, dal basso verso l’alto, tagliando fuori gli interessi acquisiti e il pensiero congelato dei partiti politici e dei sindacati”. Già dopo la rivolta dei Gilet Gialli del 2019 era passato a un tentativo più consociativista di riforma del Paese ma “ha finito per imporre, quasi per editto, una riforma delle pensioni abbastanza modesta che viene respinta dalla stragrande maggioranza degli elettori e travisata (con successo) dai sindacati e dai partiti di opposizione che sperava di emarginare”. Tanto da portare a una saldatura di radicalizzazioni opposte. Da un lato a destra prende forma l’egemonia del Rassemblement National, che fagocita i moderati e spinge contro il presunto centralismo del potere dell’Eliseo. Dall’altro, la Nuova unione popolare di Jean-Luc Mélenchon è il nuovo dominus della Sinistra e ha spinto a definire “brutale” e “violenta” la protesta, come sostengono anche i leader sindacali moderati dell’Esagono.

Macron, accusato da più parti di una leadership “imperiale” e diretta, ha fatto fare il lavoro sporco alla premier Elizabeth Borne, a capo di un esecutivo di minoranza de La Republique in Marche e ormai prossima al capolinea politico. Ha poi fatto la mossa di imporre lo scavalcamento del dibattito parlamentare forzando l’Articolo 49 della Costituzione per innalzare da 62 a 64 anni il tetto dell’età pensionabile. La giustificazione è stata l’esplosione del debito pubblico, salito a 3mila miliardi di euro e al 114% del Pil, che anima la volontà macroniana di ristrutturare i punti di riferimento della società francese.

Lichfield imputa all’atteggiamento “arrogante” di Macron che “rischia di spaccare la Francia” la rivolta pubblica sfociata nelle “più grandi proteste sindacali degli ultimi due decenni, che minacciano di riversarsi in una vera e propria insurrezione” e la repulsione sociale verso un’agenda politica in cui – riconosce – non predominano gli elementi antisociali. Durante l’era Macron la Francia ha visto un ribassamento della disoccupazione, il crollo di quella giovanile, nuovi interventi pubblici su transizione energetica, infrastrutture e autonomia strategica tecnologica, programmi di spesa consistenti contro il Covid-19 per rafforzare la sanità e progetti di difesa dei redditi contro il caro-bollette del 2022. Ma tutto questo è stato oscurato dallo stile di governo “gioviano” del capo di Stato.

Macron, che si presentava come un portavoce di un’agenda aperta al mercato e alla modernità contro le rendite, ha fatto passare tirando dritto la riforma del lavoro e quella delle pensioni. E ha avuto una creatività notevole a livello agenda. Ma, chiosa Lichfield, “non è riuscito a stabilire un collegamento diretto con il popolo francese, tagliando fuori i partiti politici e i sindacati”. La jacquerie continua esplosa durante il suo governo lo testimonia, la distanza tra governo e popolo durante la pandemia nella comunicazione lo ha confermato. Macron, è l’accusa di Lichfield e Politico, “non è riuscito a convincere i francesi che sono penalizzati dalle rendite parassitarie di gruppi di interesse speciale”. Ha con le riforme del lavoro e quella delle pensioni provato, spesso riuscendovi materialmente a costo di durissimi scontri sociali,, a scardinare queste rendite. Ma “il macronismo, come inizialmente definito, ha fallito” nel creare un’alternativa politica per la Francia. E anche una testata favorevole all’agenda Macron per l’Europa come Politico.eu è sempre stata lo conferma. Il presidente della Repubblica è di fronte al bivio sul suo futuro politico dopo la rielezione: tirare dritto imponendo l’agenda a costo di forzature democratiche o ascoltare la rivolta della piazza? In ogni caso, chi rischia di essere penalizzata è la Francia. Mentre gli opposti spettri del panorama politico si preparano alla guerra totale all’Eliseo.

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