Roma, 30 gen – Il governo risponde agli anarchici, dopo i fatti riguardanti Alfredo Cospito e le minacce dei sedicenti “rivoluzionari” anche alla stampa, con il proiettile inviato alla redazione de Il Tirreno di cui parlavamo ieri.

Il governo risponde agli anarchici in modo secco e netto, certamente “istituzionale”, per così dire, senza dilugarsi troppo quando forse ce ne sarebbe stata occasione. La nota di Palazzo Chigi recita: “Azioni del genere non intimidiranno le istituzioni. Tanto meno se l’obiettivo è quello di far allentare il regime detentivo più duro per i responsabili di atti terroristici. Lo Stato non scende a patti con chi minaccia”. Parole non difficili da tradurre, almeno nel contesto del continuamente dibattuto articolo 41 bis che ha generato l’ultima, violenta reazione anarchica. Quanto possa essere concreta, è presto per dirlo. Che non siano questioni da tenere sotto gamba, però, pare una semplicissima questione di buon senso. Un prioiettile spedito può essere scenografico o terribilmente concreto, a seconda di come si snodino gli eventi e i fatti. Da altre fonti individuali, comunque, le condanne sono state più ampie (in particolare, le dichiarazioni del ministro Francesco Lollobrigida e del senatore Maurizio Gasparri).

L’avvocato di Cospito all’attacco dell’esecutivo

L’avvocato di Cospito, nel frattempo, prova ad inserirsi nella bagarre. Flavio Rossi Albertini, il difensore dell’anarchico, così polemizza contro le dichiarazioni provenienti da Palazzo Chigi: “Singolare la posizione governativa, l’esecutivo sembra fermo a marzo del 1978”, per poi aggiungere che “qui non si discute se cedere alle pressioni ma se ricorrono le condizioni per sottoporre e mantenere Cospito al 41 bis”. Infatti, secondo il legale, “non è una questione di muscoli ma di diritto, di interpretazione estensiva di una norma eccezionale”. Questo perché “il 41 bis dovrebbe essere applicato nei casi tassativi previsti dalla legge, è una norma di stretta interpretazione. Per Cospito è stato ampliato, dilatato il perimetro applicativo e dopo 102 giorni di sciopero della fame è ancora in attesa della decisione del Ministro”.

Alberto Celletti

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