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Un nuovo mosaico va componendosi in provincia di Reggio Emilia per unire comunità e territori nelle sfide non più rinviabili per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile. Ad aggregare i vari soggetti che ne compongono le tessere e instradarli sugli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite è il Parco dell’Appenino tosco emiliano, che coordina la Riserva di Biosfera “Mab” dell’Unesco, allargata nel 2021 a 80 Comuni nelle province di Parma, Modena, Lucca, e Massa Carrara e La Spezia, comprendendo sul territorio reggiano 170.000 abitanti e 15 Comuni tra cui una parte di quello capoluogo.

Nell’assemblea della Mab andata in scena oggi al Cirfood district (la prima in presenza dopo la pandemia) ha infatti iniziato a delinearsi una “governance locale” delle azioni da intraprendere tutti insieme, rifondando ad esempio su nuove basi il rapporto tra la città e la montagna. Proprio quest’ultima, con il Parco nazionale dell’Appennino, possiede di fatto una ricchezza (da oggi “certificata” dai “crediti di sostenibilità” che gli conferiscono un valore anche economico) da tutelare e rilanciare. Come? Alla gestione sostenibile delle foreste (che per la prima volta sempre tramite i crediti ristora i proprietari che le gestiscono secondo buone prassi) si affiancano numerosi altri progetti che spaziano dal turismo slow e la promozione della gastronomia di montagna, peraltro utili a contrastare lo spopolamento in Appennino, alla ricostruzione di reti sociali vive e attive, fino a progetti imperniati sui valori del rispetto della natura, da trasmettere ai giovani con specifici progetti che coinvolgono le scuole.

E sono già numerosi i soggetti, molti dei quali “insospettabili” (come gruppi bancari e associazioni di categoria), che si sono messi in gioco comprando i crediti di sostenibilità per compensare volontariamente le loro emissioni inquinanti, offrendo servizi e attività preziose per la montagna, ad esempio di trasporto o assistenza, o sviluppando progetti per migliorarne la fruibilità e l’attrattività turistica. Non a caso, tra i momenti salienti dell’assemblea, alcune realtà che si sono impegnate in tal senso hanno ricevuto il brand “I care Appennino”, creato dalla Riserva, mentre chi ha acquistato i crediti di sostenibilità ne ha ottenuto materialmente i certificati, validi da oggi.

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Fausto Giovannelli

Fausto Giovannelli, presidente del Parco dell’Appennino tosco emiliano e coordinatore della Mab, non nasconde in premessa la soddisfazione per le modalità in presenza dell’assemblea, perchè, spiega, “una riserva di biosfera vive di volontariato e rapporti tra le persone e non può vivere di delibere e di carte e neanche di contatti on line”. Poi il presidente si concentra sul rapporto tra la città e la montagna, auspicando “un avvicinamento culturale” e che “le persone sentano di attualità certi stili di vita”. Cosa in parte già avvenuta perché, chiosa Giovannelli, “dopo la pandemia molte persone hanno scoperto il valore del vivere in spazi aperti”. La sfida, chiude Giovanelli, “è ora costruire nei sei ambiti territoriali della nostra riserva un vero e proprio centro motore e uno spazio vivo di scambio e promozione di esperienze“.

Elio Ivo Sassi consigliere delegato per la Provincia di Reggio Emilia alla montagna, ritiene positivo che “la città abbia preso coscienza del valore ecologico, ambientale e delle risorse naturali dell’Appennino, e ora deve aiutare ad alleviare i disagi delle popolazioni che vi abitano”. È stato già fatto molto, commenta Sassi, “ma penso che bisogna mantenere i servizi di prossimità che sono indispensabili affinchè i ‘cittadini’ possano godere appieno del ‘teatro popolare’ che sono i nostri monti. La nostra volontà c’è tutta ma da soli non ce la possiamo fare”. Il sindaco di Reggio, Luca Vecchi, è convinto che “costruire un nuovo equilibrio tra città e montagna” sia una strada obbligata per “misurarsi con le altre città e l’Europa”.

Dunque il programma Mab dell’Unesco, “che prova a costruire questo rapporto su parole chiave che sono educazione, cultura e sostenibilità, è una bella sfida che, da oggi, proviamo a raccogliere”, afferma il primo cittadino. Tra le azioni valutate dal Comune una rivalutazione del percorso del torrente Crostolo e il progetto già iniziato di forestazione urbana. All’assemblea hanno preso parte i vertici provinciali di Confcooperative e Legacoop Emilia Ovest che hanno sostenuto l’istituzione della riserva fin dall’inizio, nella sede Unesco di Parigi, ma anche per la presenza di diverse cooperative di comunità che vi operano. Cirfood, che ospita l’evento (e ha ricevuto il brand “I Care Appennino”) è protagonista della partita perché, dice la presidente Chiara Nasi, “preservare la biodiversità di ciascun territorio e valorizzarne le comunità sono, a nostro parere, elementi indispensabili per promuovere uno sviluppo sostenibile”.