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A Madrid dilagano le baby gang dei “latinos”. Ed è emergenza criminalità

Avete visto “Entrevìas”, la sulfurea serie TV spagnola ora in programmazione su Netflix, tutta imperniata sulle baby gang madrilene — formate principalmente da giovani e giovanissimi d’origine sud americana — e i loro intrecci con il narcotraffico? Beh, la realtà supera di gran lunga la finzione. Il ministero dell’Interno ha suonato l’allarme, le bande dei “latinos” stanno dilagando nelle principali città del regno di Felipe IV. Con tutte le conseguenze del caso. Violenza diffusa, ferimenti, rapine, omicidi, spaccio.

I più pericolosi secondo il comando della Guardia Civil – l’equivalente dei nostri Carabinieri – sono i Maras, un vero e proprio esercito criminale proveniente dal Salvador. La Spagna, secondo gli analisti, è diventata il loro rifugio preferito per sfuggire alla durissima repressione attuata in patria da Nayib Bukele, il giovane presidente d’origine palestinese che dal 2019, stufo dello stillicidio di morti ammazzati, circa 175 all’anno, ha intrapreso una vera e propria crociata contro la malavita organizzata. Risultato: oltre sessantamila aderenti ai Maras sono finiti nelle poco ospitali galere della piccola repubblica centro americana.

Per gli irriducibili la Spagna, stessa lingua ma leggi molto più morbide, è la destinazione perfetta per continuare le loro attività. I salvadoregni si sono così aggiunti ai Latin Kings, ai Trinitarios, ai Dominicans Don’t Play, ai Netas e alle altre bande etniche già presenti da oltre vent’anni nelle periferie di Madrid, Barcellona e nelle città maggiori e da subito hanno iniziato a sgomitare per ricavarsi un posto al sole. Rotti gli equilibri in poco tempo la situazione è peggiorata. Gruppi di ragazzini, una schiera di minorenni tra i 12 e i 17 anni, hanno scatenato una vera e propria corrida già tracimata dalle banlieu ai quartieri centrali: armati di coltelli, tirapugni, machete ma anche di pistole e fucili, i soldatini delle varie gang hanno scatenato una serie di faide con feriti e morti. Ad ogni azione segue regolarmente una ritorsione e così avanti. In una spirale senza fine.

Alla fine persino l’assai tollerante magistratura iberica si è risvegliata dal suo torpore e qualcosa ha iniziato a muoversi. Nel 2022 le forze dell’ordine hanno schedato oltre 110 mila sospetti e, nella sola regione madrilena, arrestato 1.400 aderenti alle varie organizzazioni. Il 37% di loro è minorenne. In più le informative della Guardia Civil riferiscono che le gang dei “latinos” sono in procinto di un salto di qualità e stanno allargando il loro reclutamento al di fuori dai soliti canoni etnici, aprendosi per la prima volta anche ad altri giovanissimi d’ogni origine, spagnoli compresi, una folla di disperati e sradicati pronti a tutto. La prassi è sempre la solita: per essere accettati nella banda i nuovi adepti sono obbligati a delinquere. Risse, furti, aggressioni: un primo passo nell’illegalità e poi l’abisso.

L’obiettivo per le diverse bande è il controllo, con l’interessata benedizione delle centrali dei narcos, delle piazze dello spaccio. Un affare lucroso soprattutto per i capi che campano e prosperano sulla pelle dei loro seguaci.

L’epicentro rimane sempre Madrid dove si susseguono con ritmi sempre più intensi ferimenti e omicidi. Per arginare il fenomeno le forze dell’ordine hanno varato lo scorso febbraio un piano “anti bandas” con l’impiego di uno speciale reparto di 500 poliziotti. La crisi dell’ordine pubblico ha ovviamente destabilizzato e infuocato il dibattito politico. Come da copione il governo socialista si è trincerato dietro un paravento di spiegazioni sociologiche. Per la portavoce Mercedes Gonzalez il problema delle gang si riduce a una «questione educativa, risolvibile con servizi sociali, abitazioni popolari e cultura». A loro volta i destrorsi di Vox chiedono misure straordinarie contro «l’immigrazione criminale che semina il terrore nelle nostre città» e propongono l’immediato rimpatrio nei loro paesi d’origine dei colpevoli. Minorenni compresi.

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