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Xi e Putin preparano la guerra tra i ghiacci: ecco le mire sull'Artico

Energia, intelligenza artificiale, rafforzamento economico e pure il tema dell’Artico. Dopo due ore di colloqui a porte chiuse al Cremlino, seguite da una sessione pubblica alla presenza delle rispettive delegazioni, emergono i primi dettagli del faccia a faccia tra Vladimir Putin e Xi Jinping.

Putin ha parlato di uno “uno scambio di opinioni franco e sostanzioso” avvenuto con il suo ospite, e ha elencato temi e obiettivi che Mosca intende conseguire mediante il sostegno di Pechino. Il presidente russo ha spiegato che sono stati concordati praticamente tutti i parametri per la costruzione del gasdotto Power of Siberia 2 per l’esportazione di gas russo in Cina.

“La Russia è in grado di soddisfare il crescente fabbisogno della Cina”, ha dichiarato Putin annunciando “l’espansione della cooperazione energetica tra Russia e Cina”. e affermando che, “unendo il loro potenziale”, i due Paesi possono diventare “leader nell’intelligenza artificiale”.

Fin qui niente di inaspettato. La vera novità, o almeno il fatto che sia stata tirata in ballo quando tutti si aspettavano altre tematiche, sta nella volontà sino-russa di creare un gruppo di lavoro congiunto per lo sviluppo della rotta navale dell’Artico.

Il rilancio sull’Artico

“Consideriamo promettente la cooperazione con i partner cinesi nello sviluppo del potenziale di transito della rotta artica. Siamo pronti a creare un organismo di lavoro congiunto per lo sviluppo della rotta settentrionale”, ha sottolineato Putin.

Per quale motivo i due leader hanno parlato della rotta artica? La notizia acquista un senso se colleghiamo l’Artico all’energia. Già, perché Mosca può contare su diversi progetti attivi ben lieti di ricevere eventuali ed ulteriori finanziamenti cinesi. Yamal LNG e Arctic LNG 2, ad esempio, sono stati sviluppati in collaborazione tra Russia e Cina.

Nel dettaglio, le società cinesi CNPC e Silk Road Fund possiedono rispettivamente il 20% e il 9,9% dello Yamal LNG. Nel progetto Arctic LNG 2, invece, le cinesi CNPC e CNOOC possiedono entrambe quote del 10%. Ricordiamo che il primo progetto è operativo dalla fine del 2017, mentre il secondo dovrebbe iniziare la produzione alla fine del 2023.

I due progetti artici erano stati pensati per estrarre ingenti quantità di gas da rivendere ad acquirenti esterni. Adesso, a giudicare dalle parole di Putin, è lecito supporre che le aziende cinesi coinvolte possano alla fine allearsi anche con la compagnia petrolifera Rosneft per rendere le operazioni ancora più efficienti.

La cooperazione artica sino-russa

In ogni caso, da ben prima dello scoppio della guerra in Ucraina, la Cina ha iniziato ad incrementare la propria presenza nell’Artico attraverso un’ampia partnership con la Russia, in aree che includono porti e aeroporti multiuso, la citata estrazione di energia, per non parlare poi della ricerca scientifica e della condivisione di dati di intelligence, di sorveglianza e ricognizione.

Anche se Pechino ritiene fondamentali ben altre aree, come il Mar Cinese Meridionale e l’Indo-Pacifico, il Dragone, grazie alla vicinanza con Mosca, guarda sempre con più interesse alla rotta artica.

Possiamo sostenere che la Cina desidera un “Artico aperto” nel quale incastonare la Polar Silk Road, il vecchio braccio della Belt and Road che, nelle originarie intenzioni, era stato pensato per garantire alla Repubblica Popolare Cinese una fornitura stabile di gas naturale liquefatto, oltre che una rotta marittima alternativa rispetto a quelle fin qui tradizionalmente utilizzate.

Un ipotetico impiego della rotta artica, infatti, per Pechino significherebbe ridurre ulteriormente i costi di trasporto globali, offrendo una rotta alternativa per le compagnie di navigazione e il superamento del Dilemma di Malacca. Il commercio marittimo rappresenta inoltre circa il 60% del commercio bilaterale totale tra la Cina e l’Unione europea; ebbene, la rotta artica potrebbe ridurre di un terzo i tempi di spedizione tra la Cina e l’Ue rispetto al Canale di Suez, riducendo i costi, il consumo di carburante e l’inquinamento. In tutto questo la Russia otterrebbe dal partner cinese prezioso know how, aiuti economici e vitali investimenti. 

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