Il ritornello del Cremlino e le fragorose risate
Redazione — 3 Marzo 2023
“Stiamo cercando di fermare la guerra che è stata scatenata contro di noi usando il popolo ucraino”. Parole del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov che hanno scatenato le risate della sala nel corso della conferenza Raisina Dialogue a New Delhi in India dove è in corso il G20. Nel ripetere il solito ritornello ufficiale del Cremlino che a distanza di un anno nega l’invasione in Ucraina e parla di “operazione militare speciale” nata per difendersi dagli attacchi dell’Occidente, il pubblico presente non è riuscito a trattenersi.
Oltre a fragorose risate c’è stato anche qualche urlo di dissenso per prendere le distanze dalle parole di Lavrov. In un video diventato virale sui social e pubblicato dalla testata indipendente Meduza, si ascolta Lavrov attribuire la responsabilità del conflitto in Ucraina all’Occidente, che “l’ha iniziata e sta usando gli ucraini contro di noi“. Dopo le risate, il ministro è stato costretto a interrompere il suo discorso per qualche secondo per poi ripetere tre volte che la guerra “ha influenzato, influenzato, influenzato” la politica russa.
🤡 Lavrov disgraced himself in India
During his speech in New Delhi, Putin’s minister stated that the war was launched against Russia and they are trying to stop it. In response, the audience ridiculed Lavrov. pic.twitter.com/Chf1nDEULa
— NEXTA (@nexta_tv) March 3, 2023
Intanto in giornata il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha avuto una conversazione telefonica con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, il giorno dopo il suo incontro con il capo della diplomazia russa, Serghei Lavrov. Si tratta del primo faccia a faccia con Blinken da quando è scoppiata la guerra in Ucraina. Blinken ha anche ribadito a Kuleba il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina affinché possa difendersi dai “brutali attacchi” della Russia.
Dopo il colloqui con il segretario di Stato americano, Mosca in una nota fa sapere che nel discorso non è stato affrontato il tema relativo allo scambio del prigioniero statunitense Paul Whelan.
Redazione
© Riproduzione riservata