All’indomani del flop dei “suoi” candidati alle elezioni di metà mandato dello scorso novembre, molti storici donatori del Gop hanno deciso di non sostenere la corsa alla Casa Bianca dell’ex presidente Donald Trump, in attesa della candidatura ufficiale dell’astro nascente del partito, il governatore della Florida Ron DeSantis. I mega-donatori repubblicani Stephen Schwarzman e Thomas Peterffy sono stati tra i primi ad annunciare la loro intenzione di non sostenere più Trump. “L’America fa meglio quando i suoi leader sono radicati nell’oggi e nel domani, non nell’oggi e nel passato”, ha spiegato Schwarzman, amministratore delegato di Blackstone Inc. “È tempo che il Partito Repubblicano si rivolga a una nuova generazione di leader”, riferendosi senza troppi giri di parole a DeSantis. E non sarebbero gli unici (mega) donatori ad aver scaricato il magnate. Anche Miriam Adelson, la vedova del miliardario dei Casinò Sheldon Adelson, il più grande sostenitore del tycoon nel 2020, ha già chiarito che non ha intenzione di essere coinvolta nella campagna elettorale repubblicana.
Donatori Gop divisi fra DeSantis e Trump
Come scrive il New York Post, i donatori Gop amavano le politiche libertarie di Trump, le tasse basse, il suo “anti-wokeismo”. Amavano la volontà di Trump di combattere. Eppure temono che anche un leader debole come Joe Biden possa essere riconfermato nel 2024, sconfiggendo facilmente il magnate se sarà lui il candidato repubblicano. Troppo controverso e divisivo per sfondare al centro e tra gli elettori indipendenti, necessari per ottenere la vittoria. Troppo inaffidabile. Eppure, nonostante le crescenti difficoltà, l’ex presidente non si dà certo per vinto e prepara la sua grande “macchina” organizzativa per sfidare DeSantis e gli altri contendenti. Ad oggi, secondo Politico, il Super Pac di Donald Trump, MAGA Inc. avrebbe a disposizione complessivamente 55 milioni di dollari in donazioni, in gran parte trasferiti sul comitato di azione politica di Trump, Save America. Il super Pac ha in programma di tenere la sua prima raccolta fondi a Mar-a-Lago, il 23 febbraio. Gli organizzatori descrivono l’evento come una “cena a lume di candela”, a cui parteciperà anche l’ex presidente.
Il tycoon a corto di soldi?
Secondo Nbc News, al momento, però, la campagna di Donald Trump sarebbe a corto di soldi. The Donald, che è stato il più prolifico raccoglitore di fondi del GOP negli ultimi anni, avrebbe raccolto appena 9,5 milioni di dollari nelle ultime sei settimane del 2022 attraverso la sua campagna e un comitato di raccolta fondi congiunto. A pesare su questo dato poco rassicurante per il magnate, ci sarebbe la decisione del tycoon di lanciare la sua candidatura dopo il flop alle elezioni di metà mandato, la stanchezza dei donatori e la sua assenza dal gigante dei social media Facebook. Il magnate è perfettamente conscio del fatto che avrà bisogno di raccogliere più soldi e più velocemente per quella che sarà una primaria GOP molto competitiva: per questo motivo la sua campagna ha recentemente ampliato il suo team di raccolta fondi digitale assumendo l’azienda Campaign Inbox per sollecitare i donatori più piccoli.
I sondaggi, ad oggi, danno in vantaggio lo sfidante Ron DeSantis. In un ipotetico scontro presidenziale, il governatore della Florida otterrebbe più sostegno contro il presidente Joe Biden rispetto a quanto non raccoglierebbe Trump. Nel New Hampshire, tra gli elettori repubblicani Ron DeSantis è avanti di 12 punti percentuali rispetto all’ex presidente. (42% contro il 30%). Se The Donald vuole recuperare, deve risalire i sondaggi al più presto. E per questo servono (anche) tanti soldi, mentre la battaglia di The Donald parte in salita.
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