di Redazione Area C · 8 Aprile 2023
L’istinto paterno di protezione, abbinato alla credibilità professionale, alla fine hanno fatto breccia su quella figlia che da troppo tempo subiva i maltrattamenti del marito: «O lo denunci tu o lo faccio io, di casi così ne ho già visti troppi e così non può andare avanti». Parole che l’avvocato ha ripetuto in aula nel processo in cui l’ex genero, C. B., 41 anni, impiegato nel settore assicurativo, risponde di quasi dieci anni di comportamenti aggressivi e maneschi tenuti con quella che era sua moglie e i loro figli. Schiaffi, mani al collo, modi violenti anche con i bambini per i quali più volte il padre-testimone dice di essere stato chiamato in soccorso dalla figlia. «A mio genero ho trovato un lavoro, ho ristrutturato casa, gli ho pagato le spese di matrimonio, tutto per aiutare mia figlia a essere felice con lui… Sembrava il dottor Jekyll, dopo un anno di nozze è diventato Mr Hyde», ricorda come uno sfogo ai giudici della settima sezione penale il padre della donna. «Tutti questi presunti comportamenti non sono mai stati denunciati durante il matrimonio, ma sono emersi solo dopo la separazione – sottolinea l’avvocato dell’imputato, Felice Cardillo -. E per nessuna di queste presunte aggressioni c’è un certificato medico o un referto di pronto soccorso». Tutto sarebbe cominciato nel 2014, diventando presto una prigione quasi decennale per la presunta vittima: «La prima volta ho pensato a uno scoppio d’ira e ci sono passata sopra – ripercorre la donna – ma da lì è andata sempre peggio. Abbiamo avuto tre figli, poi ho cominciato a usare di nascosto un anticoncezionale per paura di contraddirlo. Mi ha picchiata anche quando ero incinta all’ottavo mese del nostro secondo figlio, mentre in braccio avevo il primo». Ancora il padre della donna rivive altri momenti drammatici: «La prima volta che sono intervenuto in una loro lite ho provato a far ragionare mio genero, li ho invitati a parlare tra loro. Qualche tempo dopo mia figlia mi ha chiamato che si era barricata in camera e quando sono arrivato lui le metteva le mani al collo. Poi ha buttato un mobile in aria per la rabbia. Gli dissi “devi farti curare”. Mia figlia minimizzava ma vedevo i suoi lividi e anche i miei nipoti mi raccontarono quello che avevano subito». L’episodio che ha fatto dire «basta» alla donna, assieme alle parole del padre, sarebbe stato proprio relativo ai bambini, presi per la nuca e sbattuti con la testa nel piatto per i capricci sul cibo (una cugina della donna, presente a quella cena, riferisce invece che si trattò «solo» di uno scappellotto dosato male): «Gli vedevo uscire il sangue dal naso e mi dicevo “ora basta” – dice in aula la vittima -. Se solo avessi dato ascolto prima a mio padre…». corriere.it