di Redazione Area C · 5 Aprile 2023
«Ho accettato una sfida affascinante: per un anno sarò il direttore de Il Riformista»: così su Twitter Matteo Renzi, ex presidente del Consiglio e fondatore di Italia Viva. Firmerà il giornale dal 3 maggio. L’ex presidente del Consiglio solo pochi giorni fa aveva detto che si sarebbe sottratto per un po’ di tempo alla luce dei riflettori. Questa novità, di cui nessuno sapeva nulla, dice che la sua ultima uscita era vera solo in parte. Cambia ruolo, ma non esce dalla sfera pubblica alla quale contribuirà dalle colonne del quotidiano noto per le sue battaglie all’insegna del garantismo e contro il populismo. Al Riformista prende il posto lasciato libero da Piero Sansonetti che va a dirigere l’Unità, il cui ritorno in edicola è previsto per il 18 aprile. P«Continuerò il lavoro di Sansonetti — le prime parole di Renzi in conferenza stampa — La vera notizia è riportare in edicola l’Unità. Capisco che stupisca la mia scelta. Quando lasciai Palazzo Chigi dissi che stavamo entrando nell’era della post verità. Sono sensibile ai temi dell’informazione e delle fake news. Un giornale libero deve essere credibile, deve riuscire a fornire una narrazione credibile. Il Riformista non è il sovranismo di Meloni né la linea di Schlein e Conte. Tra l’approccio dei sovranisti e quello della sinistra radicale c’è una maggioranza silenziosa. Una parte di Paese che c’è, che crede nella politica 4.0, che non si possa essere sovranisti in un mondo globalizzato, che non si può non chiedere il Mes per risolvere il problema delle liste d’attesa nella sanità. Cercheremo di essere la casa di chi pensa che il riformismo deve essere una casa accogliente. Non lascio, ma raddoppio. Continuerò a fare il lavoro di parlamentare d’opposizione. Ci metto il carico di un’operazione culturalmente importante che serve al Paese. C’è un mondo che vuole un sì al nucleare e all’innovazione. Non saremo legati strettamente al Terzo polo, il Riformista ambisce ad essere letto da un pezzo di mondo dell’attuale maggioranza (Forza Italia, Udc e i moderati) e un modo del Pd che non si riconosce nella sua segretaria». corriere.it