La rete dei fiancheggiatori
Carmine Di Niro — 7 Febbraio 2023
Altri due arresti nella rete di fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro, il capomafia di Castelvetrano e ultima ‘Primula rossa’ di Cosa Nostra arrestato dopo una latitanza trentennale terminata a Palermo lo scorso 16 gennaio.
I carabinieri del Ros hanno tratto in arresto a Campobello di Mazara, la città di 11mila abitanti ultimo ‘feudo’ del boss, il medico in pensione Alfonso Tumbarello. Il 70enne è l’ex medico di famiglia di Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato la sua identità al ‘Padrino’, acquistando per lui anche il primo dei ‘covi’ trovati dagli inquirenti nella cittadina.
Secondo le accuse era Tumbarello a firmare le ricette mediche che hanno permesso al boss di accedere alle cure del Servizio sanitario nazionale negli ultimi due anni sotto il falso nome di Bonafede.
Stando alle indagini sarebbero state ben 137 le ricette: si va dall’intervento chirurgico a Mazara del Vallo, nel 2020, alle ripetute richieste di farmaci, cure e terapie oncologiche alle quali si sottoponeva presso la clinica ‘La Maddalena’ di Palermo, dove Messina Denaro è stato arrestato.
Indagato il giorno dopo l’arresto di MMD per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena, in quell’occasione venne interrogato e il suo vecchio studio medico perquisito, così come la sua abitazione. In occasione dell’interrogatorio Tumbarello aveva negato di conoscere la reale identità della ‘Primula rossa’ di Cosa nostra.
Con l’arresto firmato dal gip di Palermo Alfredo Montalto, che ha accolto la richiesta del procuratore capo Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido, a Tumbarello viene contestato anche il concorso esterno in associazione mafiosa e il falso ideologico.
Nell’ordinanza il gip scrive che il medico “ha personalmente visitato il paziente Matteo Messina Denaro raccolto l’anamnesi, indicatogli un percorso terapeutico, poi seguito con estrema attenzione, prescritto farmaci e analisi mediche, per patologie molto gravi, di cui effettivamente soffriva e soffre il boss, intestandole ad uno proprio assistito, che in realtà godeva di ottima salute”.
Con Tumbarello è stato arrestato anche Andrea Bonafede, cugino ed omonimo del geometra che aveva prestato la sua identità al boss. Bonafede ‘due’ sarebbe considerato una sorta di “postino”, incaricato di consegnare le ricette mediche al boss latitante. Al secondo Bonafede viene contestato il favoreggiamento e la procurata inosservanza di pena aggravati dall’aver favorito la mafia.
Il provvedimento del gip è poi un atto di accusa durissimo sulle varie e ancora inesplorate complicità che hanno permesso la latitanza di Messina Denaro: “Tutte le indagini ancora in pienissimo e frenetico svolgimento sulla ricostruzione delle fasi che hanno preceduto la cattura di Messina Denaro – scrivono i pm nella loro richiesta – hanno innanzitutto offerto uno spaccato dell’assordante silenzio dell’intera comunità di Campobello di Mazara che, evidentemente con diversi livelli di compiacenza omertosa, paura, o addirittura complicità, ha consentito impunemente al pericoloso stragista ricercato in tutto il mondo di affrontare almeno negli ultimi due anni cure mediche e delicatissimi interventi chirurgici in totale libertà“.
Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia
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