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L'Fbi e lo scontro sull'origine del Covid

La “bomba” l’ha sganciata il Wall Street Journal nei giorni scorsi quando ha rivelato che almeno due importanti agenzie governative degli Stati Uniti – il dipartimento dell’Energia e l’FBI – ora credono che il Covid-19 non abbia avuto origine da un “wet market” e cinese e quindi da un salto di specie naturale ma da una “fuga” del virus – molto probabilmente incidentale – dall’Istituto di virologia di Wuhan. Si tratta di una teoria che è stata ritenuta a lungo dal governo degli Stati Uniti e dal dottor Anthony Fauci, ex direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases – ente del Dipartimento della Salute statunitense specializzato nello studio delle malattie infettive e immunitarie e delle allergie – non solo falsa, ma una vera propria teoria “cospirazionista” che meritava di essere censurata sulle piattaforme social e non solo.

Covid, è scontro tra agenzie: le parole di Wray

Come scrive il Wall Street Journal, le agenzie governative degli Stati Uniti sono giunte a conclusioni diverse sulle origini della pandemia. “Un nuovo rapporto evidenzia come diverse parti della comunità dell’intelligence siano arrivate a giudizi diversi sull’origine della pandemia. Il dipartimento dell’Energia ora si unisce all’FBI nel dire che il virus probabilmente si è diffuso a causa di un incidente in un laboratorio cinese. Altre quattro agenzie, insieme a un gruppo di intelligence nazionale, ritengono ancora che sia stato probabilmente il risultato di una trasmissione naturale e due sono indecise” scrive il quotidiano, sottolineando lo “scontro” in atto tra agenzie. Si legge poi: “I funzionari statunitensi hanno rifiutato di fornire dettagli sulle nuove informazioni e analisi che hanno portato il dipartimento dell’Energia a cambiare posizione. Hanno aggiunto che mentre il dipartimento dell’Energia e l’FBI affermano che è molto probabile che sia molto probabile una fuga involontaria dal laboratorio, sono arrivati ​​a queste conclusioni per ragioni diverse”.

Su Fox News, il direttore dell’FBI Christopher Wray ha ribadito la posizione dell’agenzia rispetto a questo tema. “L’FBI ha valutato da tempo che le origini della pandemia sono molto probabilmente un potenziale incidente di laboratorio a Wuhan”, ha detto Wray durante l’intervista. “Qui stai parlando di una potenziale fuga da un laboratorio controllato dal governo cinese.” Wray ha osservato che il governo di Pechino ha tentato di “sventare e offuscare” l’indagine dei federali, ma il Bureau sta continuando il suo lavoro. 

La competizione tra “falchi” e “colombe”

La competizione tra agenzie sulle origini del Covid, nota il Guardian, svela il dibattito in atto all’interno dell’amministrazione Biden tra “falchi” e “colombe” rispetto alla politica da adottare nei confronti della Cina. Perché è chiaro che attribuire la responsabilità della pandemia a Pechino e all’istituto di virologia di Wuhan avrebbe pesanti conseguenze politiche nei rapporti – sempre più tesi – fra Stati Uniti e Cina. Più che dal punto di vista “scientifico”, le conclusioni dell’FBI e de dipartimento dell’Energia sul Covid-19 hanno dunque un valore politico e geopolitico. Nel mezzo di questa competizione tra agenzie e visioni diverse sull’approccio da adottare, c’è il presidente Joe Biden, che cerca di rimanere in una posizione di equilibrio e intermedia, anche se le pressioni bipartisan ad adottare una strategia più “aggressiva” stanno crescendo, sia da una parte delle agenzie governative, che dal Congresso.

Il Financial Times osserva come la posizione degli Usa sul Covid “dipende in gran parte dalla loro politica. Lo stesso vale per la geopolitica. Vale la pena sottolineare che Stati Uniti e Cina non erano ancora in una guerra fredda quando è scoppiato il Covid”. Le ultime rivelazioni possono essere “sia un acceleratore di una nuova guerra fredda sia un suo sottoprodotto”. Ci sono infatti segnali inequivocabili di una tensione crescente. Il segretario di Stato Antony Blinken ha chiarito che se la Cina metterà in atto i suoi presunti piani di armare direttamente la Russia, ci sarà un cambiamento decisivo nella politica delle sanzioni statunitensi. “Non esiteremo a prendere di mira società o funzionari cinesi che violano le nostre sanzioni o si impegnano in altro modo nello sforzo bellico della Russia”, ha affermato il segretario di Stato Usa. La conferma arriva anche da un G20 Esteri in India ad alta tensione, dove lo stesso Blinken non incontrerà i suoi omologhi russo e cinese. Tra Washington e Pechino è sceso il gelo e il Covid è solo la punta dell’iceberg.

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