Nella tarda serata di domenica, il leader della Wagner Evgeny Prigozhin ha diffuso su Telegram e Twitter un video in cui è stata annunciata la presa dell’edificio che ospita la sede del comune di Bakhmut. Si nota lo stesso fondatore della società di contractors russi mostrare, agli occhi di una telecamera a infrarossi, una bandiera russa davanti l’edificio conquistato. Nel dispiegare il vessillo della federazione, Prigozhin ha tenuto a sottolineare l’orario esatto in cui sta registrando il video (quasi per mettere subito a tacere voci su una possibile non autenticità delle immagini) e soprattutto ha dedicato la conquista al blogger Vladlen Tatarsky, ucciso poche ore prima in un attentato a San Pietroburgo.
Prigozhin ha così lasciato intendere di considerare presa Bakhmut. In realtà la battaglia sta proseguendo. L’edificio comunale si trova poco oltre il Bachmutka, il fiume cioè che taglia in due la città. I russi nei giorni scorsi hanno conquistato i quartieri a est del fiume, la presa del municipio testimonia l’avanzata anche lungo le sponde opposte. Ma sono rimasti in mano ucraina buona parte dei quartieri occidentali. Per Kiev la situazione si è fatta complessa, l’esercito sembra ad ogni modo intenzionato a rimanere. Tuttavia, per Prigozhin un annuncio come quello di domenica sera appare molto importante: rivendicare avanzate in punti strategici, vuol dire sottolineare a livello mediatico il ruolo centrale dei mercenari da lui guidati e lanciare così precisi segnali politici a Mosca.
Tutte le altre volte di Prigozhin a Bakhmut
La conquista definitiva di Bakhmut sembra essersi trasformata in un affare personale per lo “chef di Putin”, come spesso è stato soprannominato il leader della Wagner prima della guerra. Dopo la presa di Soledar, avvenuta a gennaio, Prigozhin ha imposto un’accelerazione ai piani militari in quest’area del Donbass. Dopo essersi fatto vedere all’interno delle miniere di Soledar, il capo dei mercenari russi più volte ha girato dei video anche a Bakhmut.
La prima volta a marzo, quando si è fatto ritrarre sul tetto di un edificio appena conquistato nella parte orientale della città. In quell’occasione Prigozhin ha dato per circondata Bakhmut e ha invitato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a dare ordine di ritirata.
A metà marzo, con la conquista dei quartieri orientali, non pochi analisti russi hanno giudicato oramai presa la città. Prigozhin dal canto suo è tornato a rivendicare i successi, chiedendo al contempo più sostegno e munizioni. Ed è forse questo il suo reale intento mediatico: far notare come, a fronte dei successi sul campo, dai vertici della Difesa non arriverebbe la necessaria attenzione. Indice di una frattura tutta interna al mondo militare russo. Da un lato ci sarebbe Prigozhin con le sue milizie, dall’altro gli ambienti del ministero della Difesa accusati di non aver condotto l’operazione militare nel migliore dei modi.
Anche l’ultimo video delle scorse ore appare come un’altra rivendicazione dei successi e del ruolo della Wagner. E, come le altre volte, la città ancora non è stata ancora del tutto conquistata. Per adesso però, ogni singolo avanzamento dentro Bakhmut diventa materiale di propaganda. Materiale essenziale per il Cremlino per supportare il morale delle truppe ma, al tempo stesso, pericoloso perché evidenzia importanti contrasti tra le varie anime della Difesa russa.
Prigozhin scampato all’attentato?
Il leader della Wagner ha dedicato la conquista del municipio di Bakhmut al blogger Vladlen Tatarsky. Quest’ultimo è stato ucciso poco prima del video girato da Prigozhin in un locale di San Pietroburgo. Qui una ragazza, secondo una prima ricostruzione delle autorità russe, avrebbe consegnato una statuetta premio a Tatartsky che si è poi rivelata una trappola esplosiva.
Nei canali Telegram filorussi in tanti hanno evidenziato come il locale teatro dell’attentato era di proprietà proprio di Prigozhin, il quale prima di diventare famoso per le sue attività nell’ambito della difesa era conosciuto nella seconda città russa come imprenditore nel settore della ristorazione.
Non solo, ma sempre sui social è circolata la voce secondo cui lo stesso Prigozhin doveva essere presente alla cerimonia finita in tragedia. La notizia non è stata confermata da nessuna parte in causa, ma ci sono alcuni elementi che la renderebbero fondata: il capo della Wagner si reca spesso a San Pietroburgo e il blogger ucciso era tra i più impegnati nel sostegno ideologico alla guerra. Prigozhin avrebbe annullato all’ultimo la sua presenza. E questo, se fosse confermato, aprirebbe a due scenari opposti: o il cuoco di Putin era a conoscenza dell’attacco oppure le novità da Bakhmut lo hanno spinto a rimanere tra le trincee del Donbass. Difficile al momento ricostruire la verità delle ultime ore. Certo è che la dedica del video è un altro di quei dettagli da non sottovalutare nella strategia mediatica di Prigozhin.
La situazione a Bakhmut
Intanto da Kiev già in mattinata sono arrivate le smentite di una capitolazione a Bakhmut. “In direzione di Bakhmut – si legge nel bollettino dello Stato Maggiore – il nemico non smette di attaccare, cercando di prendere il pieno controllo del comune”. Tuttavia, l’esercito ucraino è ancora presente nei quartieri occidentali e centrali della città. “I difensori ucraini difendono coraggiosamente la città – hanno scritto i generali ucraini – respingendo numerosi attacchi”. Non emergono al momento indicazioni circa un possibile ordine di ritiro da Bakhmut. I combattimenti si stanno concentrando attorno la stazione ferroviaria, forse il principale obiettivo dei russi: si tratta infatti di uno snodo importante per i trasporti nella regione, prendendone il controllo le forze di Mosca potrebbero far affluire numerosi mezzi.
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