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La difficile modernizzazione della portaerei russa Admiral Kuznetsov

La “Admiral Kuznetsov” (codice identificativo 063) è l’unica portaerei in servizio nella Voenno-Morskoj Flot (Vmf), la Flotta Russa e ne è la nave ammiraglia.

L’unità è formalmente assegnata alla Flotta del Nord (distribuita tra Murmansk e Severomorsk) e nell’ottobre del 2016 ha preso il mare insieme alla sua scorta, composta dall’incrociatore classe Kirov “Piotr Velikiy”, da due cacciatorpediniere classe Udaloy e un rimorchiatore d’altura, per entrare in Mediterraneo dove ha effettuato operazioni nella lotta all’Is in appoggio al governo di Damasco sino al mese di gennaio del 2017. Operazioni costellate da due incidenti riguardanti il sistema di arresto dei velivoli sul ponte di volo che hanno causato lo spostamento della componente aerea imbarcata a terra presso l’aeroporto siriano di Hmeimim. Nonostante questo il gruppo di volo della “Kuznetsov” ha effettuato 420 sortite colpendo 1252 obiettivi in Siria.

La portaerei è rientrata in porto il 9 febbraio 2017 per cominciare una serie di lavori di rimodernamento a lungo attesi. Durante il refit la “Kuznetsov” è andata incontro a una serie di incidenti, di cui almeno tre rilevanti. Il primo, occorso il 30 ottobre del 2018, ha visto il parziale affondamento del bacino di carenaggio galleggiante che la stava ospitando provocando danni alla nave a causa dell’impatto di una gru sul ponte di volo che ha aperto una voragine di 19 metri quadrati. La struttura e la gru sono state ripristinate in circa tre mesi. Il secondo incidente, occorso il 12 dicembre del 2019, ha visto lo scoppio di un incendio a bordo a causa di errori nelle procedure di saldatura: in quella occasione un operaio è rimasto ucciso ed altri 12 feriti. Il terzo, sempre per incendio ma di minore entità, è occorso il 22 dicembre 2022: il fuoco in quella occasione è stato prontamente estinto ma 20 persone sono rimaste intossicate.

I lavori, funestati da incidenti, sono stati decisi per prolungare la vita utile della nave di 25 anni, ma si crede che in realtà possa restare in servizio per altri 10/15. In particolare la revisione ha incluso l’installazione di nuovi sistemi di guerra elettronica, comunicazione, propulsione e combattimento e soprattutto prevedevano lo sbarco dei missili antinave P-700 “Granit”, che occupavano un Vls (Vertical Launch System) a livello del ponte di volo, per imbarcare la versione navalizzata del sistema Pantsir S1 (la M) e, si pensava, di vedere l’installazione di catapulte. Le riparazioni avrebbero dovuto essere terminate entro il 2020 o il 2021 ma come abbiamo visto la serie di incidenti ha prolungato notevolmente il loro termine. A marzo 2021, poi, il direttore del cantiere navale di Polyarny è stato arrestato per presunta appropriazione indebita di 589 milioni di dollari assegnati alla riparazione della “Kuznetsov”, a sottolineare ancora una volta come la corruzione in Russia sia una piaga endemica.

A ritardare i lavori ha contribuito sicuramente anche la perdita del bacino di carenaggio galleggiante, che era l’unico in grado di accogliere la grande nave, e infatti l’unità è stata accolta in banchina a Murmansk dove i tecnici della Flotta hanno allestito un bacino improvvisato.

Verso la fine del mese scorso siamo venuti a sapere che la portaerei ha lasciato il molo di Murmansk, tuttavia, come riportato da Naval News la scorsa settimana, la manutenzione della “Kuznetsov” continuerà per tutto il 2023 e l”unità non sarà disponibile almeno fino alla prima metà del 2024, quando sarà pronta per iniziare le prove in mare. A questo punto, è probabile che la portaerei possa rientrare in servizio entro la fine del prossimo anno, a condizione di evitare ulteriori contrattempi. L’operazione di spostamento della portaerei fuori dal bacino di carenaggio improvvisato è stata possibile dopo il completamento delle riparazioni alla sezione sottomarina dello scafo.

L’odissea delle riparazioni della “Kuznetsov” è la cartina tornasole perfetta delle difficoltà in cui versa la cantieristica russa, che è stata pesantemente colpita dalle sanzioni internazionali derivanti dalla crisi per la Crimea del 2014. Ancora oggi nei cantieri navali russi le ore/uomo di lavoro per tonnellata di naviglio prodotta sono 3 volte quelle necessarie in un cantiere occidentale, effetto della scarsa modernizzazione e soprattutto della situazione economica e geopolitica. Dall’Ucraina, poi, arrivavano componenti essenziali per l’industria navale di Mosca: basti pensare che per sostituire i prodotti importati da Kiev il Ministero delle Finanze russo aveva stimato una spesa di circa 50 miliardi di rubli, pari a circa 1,4 miliardi di dollari. Cifra che aumenta vertiginosamente a 4,5 miliardi di dollari se si considerano le spese globali per acquistare i sostituti russi dei prodotti ucraini ed europei bloccati dalle sanzioni.

Questa insufficienza di materiali e tecnologie porta con sé, oltre a immaginabili ritardi nelle consegne che non sono stati tamponati nemmeno dall’acquisizione dei cantieri della Crimea – dediti a costruire vascelli di piccolo tonnellaggio – dei problemi di affidabilità che sono risultati evidenti in tutta la loro gravità sia durante le operazioni effettuate in Mediterraneo Orientale a sostegno della campagna di Siria, sia durante i lavori di rimodernamento della portaerei “Kuznetsov”.

Guardando oltre, nonostante le riforme dottrinali emanate dal Cremlino, la Russia, per mancanza di fondi, ha dovuto rinunciare o allungare le tempistiche di alcuni progetti per nuove navi da guerra: quello per il nuovo cacciatorpediniere classe Lider, abbandonato, quello per una nuova fregata, un vascello classe Admiral Gorshkov migliorata (project 22350M) che è stato posticipato, e quello per una nuova portaerei di grande tonnellaggio (definita “Shtorm”) che non è mai andato oltre un modello in scala e alcuni disegni sulla carta.

Del resto la cantieristica russa è impegnata a rimodernare la componente principale e più importante, quella dei sottomarini (soprattutto i lanciamissili balistici), e ha intrapreso il refit di un’importante unità di superficie: l’incrociatore classe Kirov “Admiral Nakhimov”, che dovrebbe procedere alle prove in mare entro la fine di quest’anno e tornare in servizio nella flotta nel 2024, dopo aver subito anch’esso dei lavori di lunga durata. Una mole di lavoro che è stata molto difficile da sobbarcarsi per la cantieristica russa stante le difficoltà strutturale e contingenti, queste ultime determinate dalla crisi ucraina sfociata nell’attuale conflitto che ha ulteriormente dato un giro di vite ai beni sottoposti a embargo.

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