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Il retroscena sui palloni spia: cosa svela la reazione Usa

Gli ultimi tre palloni aerostatici abbattuti dagli Stati Uniti non fanno parte di alcun programma di sorveglianza cinese. Lo ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, secondo cui gli oggetti volanti neutralizzati potrebbero addirittura essere legati a qualche finalità commerciale o benigna. Nessun gruppo o individuo si è fatto avanti per rivendicarli e il mistero, se così vogliamo definirlo, resta intatto.

Il primo pallone avvistato in Montana all’inizio di febbraio, invece, era cinese. Ma l’intelligence statunitense sta valutando la possibilità che l’ospite indesiderato non sia volato sugli Stati Uniti di proposito, ma che la sua traiettoria possa essere stata deviata da forti venti.

Come se non bastasse, secondo quanto riportato dalla Cnn, i servizi americani avrebbero cominciato a seguire il pallone dal decollo ad Hainan, in Cina, a gennaio. Quindi lo avrebbero visto attraversare il Pacifico e dirigersi verso Guam per raccogliere informazioni sui siti militari dell’isola. Invece, il velivolo all’improvviso sarebbe andato a nord inaspettatamente e avrebbe attraversato l’Alaska, il Canada, e poi sarebbe rientrato negli Stati Uniti attraverso l’Idaho settentrionale e spostatosi verso il Montana.

Questo sarebbe il percorso che i funzionari Usa starebbero valutando. Tuttavia, ha sottolineato ancora l’intelligence, la Cina avrebbe mantenuto una certa capacità di manovrare il pallone, in particolare sul Montana, quando si è soffermato su siti che contenevano missili nucleari.

Il retroscena sul primo “pallone spia cinese”

Il Washington Post ha raccontato un interessante retroscena relativo al primo, presunto pallone spia cinese. Intorno al 24 gennaio, quando l’oggetto volante si sarebbe trovato a circa 1.000 miglia a sud del Giappone, le simulazioni del modello mostrano che avrebbe iniziato a guadagnare velocità fino a virare rapidamente verso nord.

Ciò sarebbe stato dovuto ad un forte fronte freddo che avrebbe scatenato aria eccezionalmente gelida sulla Cina settentrionale, sulla penisola coreana e sul Giappone. Normalmente, i movimenti di sterzata atmosferici avrebbero dovuto mantenere il pallone su una rotta molto più da ovest ad est, come mostrano i dati meteorologici storici. Tuttavia, l’intenso fronte freddo avrebbe costretto la corrente a getto e le correnti ad alta quota a scendere verso sud. E questo potrebbe aver portato il pallone verso nord. Risultato: il pallone aerostatico sarebbe entrato nello spazio aereo statunitense senza volerlo.

Se questa ricostruzione dovesse essere confermata, la versione cinese sarebbe in parte corretta: Pechino non avrebbe lanciato alcun pallone sulla terraferma statunitense. Resta però da capire la reale natura di quell’oggetto: era davvero un pallone spia?

I resti del pallone abbattuto il 4 febbraio

Lo spionaggio e il dossier americano

Per quanto riguarda quest’ultima domanda, il Wp ha scritto che il passaggio del pallone nello spazio aereo degli Stati Uniti è stata una violazione della sovranità mentre il suo sorvolo su siti nucleari sensibili nel Montana non sarebbe stato un incidente. C’è, insomma, la possibilità che, anche se il pallone dovesse effettivamente esser finito per sbaglio sopra la terraferma degli Stati Uniti, Pechino possa aver colto l’opportunità per cercare di raccogliere informazioni classificate.

Fonti dell’intelligence americana e del Pentagono hanno insistito molto sul punto che la deviazione verso la terra ferma americana rimane un’incognita, ma che comunque il pallone fosse destinato allo spionaggio. È probabile, sostengono, che lo scopo principale fosse raccogliere informazioni sulle installazioni militari del Pacifico, Guam e Hawaii su tutte. Altri funzionari che hanno parlato con il Wp hanno sollevato l’ipotesi che Pechino abbia approfittato della “deviazione” per raccogliere anche altre informazioni.

L’eccesso di foga di Washington

Eppure anche sulla stampa americana non sono mancati i dubbi intorno alla reazione di Washington. C’è infatti chi si è chiesto come mai la risposta della triade Pentagono-Casa Bianca-Congresso sia stata così forte e soprattutto scomposta. Forte perché ha portato all’abbattimento di quattro oggetti volanti in poco meno di due settimane, scomposta perché a stretto giro è arrivata la cancellazione della missione diplomatica del segretario di Stato Antony Blinken in Cina. Tra i palazzi del potere di Washington il partito dei falchi anti cinesi è sempre più attivo. Come confermano le riclassificazioni di episodi precedenti in cui oggetti non identificati avevano sorvolato lo spazio aereo americano.

Su questo fronte è interessante un retroscena pubblicato dal Wall Street Journal. Secondo il quotidiano alcuni funzionari dell’amministrazione Trump avevano monitorato degli Ufo, forse dei palloni spia, ma non l’avevano mai segnalato alla Casa Bianca. Secondo l’articolo non si sarebbe trattato di sciatteria – molti dei funzionari che hanno raccolto e analizzato i dati erano operativi di lungo corso che avevano servito sotto diverse amministrazioni -, ma di prudenza. Non c’era infatti la certezza che i tre oggetti fossero in qualche modo legati a un programma di spionaggio targato Pechino: “Erano più piccoli di quello abbattuto il 4 febbraio, volevano a un’altezza più bassa e per meno tempo”, ha detto una delle fonti. Sempre secondo la stampa questi palloni avrebbero violato lo spazio aereo di Coronado, in California, di Norfolk in Virginia e di Guam.

Questi dossier preliminari con un basso livello di allarme risalgono all’estate del 2020, quindi si può supporre che fino a quel momento non esistesse un fascicolo corposo sullo spionaggio cinese coi palloni tra i corridoi delle agenzie americane, ma che tutto sia stato sviluppato in un secondo momento. Come ha notato lo stesso Wsj le preoccupazioni per il programma dei palloni cinesi sono esplose solo nelle ultime due settimane.

Un aspetto interessante che filtra dai funzionari che hanno parlato con la stampa americana è che l’amministrazione Biden si è offerta di condividere con gli ex funzionari dell’era Trump le informazioni raccolte sugli incidenti. Mercoledì l’ufficio del Director of National Intelligence, il centro che dirige tutte le agenzie di intelligence, ha notificato una serie di informazioni sul programma ai diversi ex consiglieri per la sicurezza nazionale come Roberto O’Brien e John Bolton, ma anche l’ex direttore della Cina e segretario di Stato Mike Pompeo. Ma la platea di persone che verranno informate potrebbe allargarsi.

I dubbi su come sia stato gestito questo episodio da parte degli apparati non mancano. Come ha notato Foreign policy nessuno mette in dubbio che ci sia un programma di spionaggio. Ma, ha notato Emma Ashford, “gli Stati Uniti usan tutti i tipi di tecnologia per raccogliere informazioni sulla Cina e gli altri Stati: satelliti, intercettazioni, incursioni informatiche e persino fonti umane”. “Sembra”, ha continuato, “che Washington abbia gonfiato la faccenda in modo sproporzionato, come accadde durante la Guerra fredda con l’abbattimento dell’U2 da parte dell’Unione Sovietica”. Spunti e tasselli che si uniscono e che fanno intuire come nelle ultime settimane si siano create le condizioni per allargare il fronte anti cinese che ormai è una realtà tra i corridoi di Washington.

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