Nessuna traccia di Angelo Zen, l’italiano disperso
Antonio Lamorte — 8 Febbraio 2023
Per dare un’idea: il terremoto che colpito le zone al confine tra Turchia e Siria, nella notte tra domenica e lunedì scorsi, di magnitudo 7,9 è stato di circa mille volte più forte rispetto al terremoto che aveva colpito Amatrice e il centro Italia nel 2016 secondo il direttore dell’osservatorio INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Al momento il bilancio, stando alle stime ufficiali, è di oltre 9.500 morti tra Turchia e Siria. Oggi il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan dovrebbe visitare le zone devastate dal terremoto mentre sui social turchi si moltiplicano le critiche per i ritardi nei soccorsi.
È corsa contro il tempo nelle zone colpite dal sisma. Si scava tra le macerie: come riportano i reportage dei giornali internazionali, si seguono le voci, le urla, le richieste di aiuto di chi è ancora seppellito sotto i resti di palazzi e case che si sono sbriciolati quando la terra è tremata. Drammatica la situazione a Kahramanmara, epicentro della prima scossa. #HatayYardimBekliyor, “Hatay aspetta aiuto”, è l’hashtag che su Twitter raccoglie disperazione e lamentele di chi invoca soccorsi in fretta. Erdogan parla di ottomila persone salvate, ha dichiarato lo stato di emergenza per tre mesi nelle dieci provincie del Sudest della Turchia.
Si parla di abusivismo edilizio e di incuria nelle costruzioni. Ad Al Jazeera il docente dell’Università di Bogazici Mustafa Erdik ha dichiarato che “il numero tanto alto di vittime è causato dalla scarsa qualità degli edifici”. A rendere il tutto più difficile la situazione politica della zona: con il confine tra i due Paesi sigillato da Ankara per evitare altri rifugiati, le zone occupate in Siria dove si denunciano “centinaia di famiglie” ancora intrappolate sotto le macerie. Fuggite dal carcere una ventina di persone detenute nella prigione militare di Rajo, nei pressi del confine turco nel nordovest della Siria, dove sono reclusi 1.300 miliziani del sedicente Stato Islamico. Almeno 250 i villaggi rasi al suolo nel Paese dal 2011 in guerra civile, decine di campi profughi devastati, almeno 400 località colpite. La Comunità di Sant’Egidio sollecita la sospensione delle sanzioni per consentire i soccorsi.
La portata del disastro è enorme: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ipotizza 23 milioni di persone colpite dalla catastrofe. Come per una guerra. Ancora nessuna traccia di Angelo Zen, 50enne, un tecnico specializzato in macchinari per l’oreficeria residente in Veneto. Tranne Zen gli italiani che si trovavano nella zona sono stati tutti raggiunti, ha confermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani in collegamento con Agorà su Rai3. Poche decine nei pressi dell’epicentro, circa 170 nella zona più ampia coinvolta dal sisma. “Stiamo lavorando con la Protezione civile italiana e siamo in contatto con quella turca ma la situazione nel Paese è difficile e resta ancora più complicata dal maltempo”.
È atterrato intanto a Incirlik il primo C-130 dell’Aeronautica Militare Italiana con a bordo il personale della Protezione Civile. Il team Usar dei vigili del fuoco italiani è stato impegnato per tutta la notte ad Antiochia per le ricerche di dispersi sotto le macerie di una palazzina di cinque piani completamente crollata. Sul campo anche 7.500 soldati turchi. Preoccupazione a Istanbul, per la faglia lontana appena 20 chilometri dalla metropoli. La Turchia è un territorio per il 90 per cento ad alta sismicità, tra i più attivi del Mediterraneo e del mondo con circa 400 faglie attive. Un terremoto con epicentro a Erzican, in Turchia orientale, nel 1939 provocò 33mila vittime e distrusse quasi interamente la città.
Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.
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