La primavera è alle porte anche in Ucraina dove si combatte una guerra che vede contrapposto l’esercito di Kiev – armato e addestrato dall’occidente a guida Usa – contro le truppe dell’invasore russo. Mentre gli ucraini continuano a difendere con i denti le loro le posizioni in una Bakhmut assediata dalla spinta incessante della Wagner, trasformata in una landa desolata dopo nove devastanti mesi di combattimento, dagli Stati Uniti filtra la volontà di voler sostenere Kiev in un’offensiva che dovrebbe prendere forma nella “tarda primavera“. A seguito di un incontro svoltosi mercoledì scorso con alcuni Paesi che sostengono l’Ucraina, il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin ha spiegato che Kiev “non ha tempo da perdere” e necessità subito degli aiuti necessari per fronteggiare i russi. Pertanto, riporta Politico, l’esercito Usa starebbe in queste ore portando attrezzature sul campo di battaglia e addestrando le forze ucraine a un “ritmo rapido”, in vista della grande offensiva.
Gli Usa “guidano” l’offensiva contro Putin
“Dobbiamo mantenere rapidamente e pienamente i nostri impegni promessi”, ha affermato Austin. “Ciò include fornire le nostre capacità corazzate sul campo di battaglia e garantire che i soldati ucraini ricevano l’addestramento, i pezzi di ricambio e il supporto per la manutenzione di cui hanno bisogno per utilizzare questi nuovi sistemi, il prima possibile”. D’altronde, come ha spiegato lo stesso Zelensky, “il futuro dell’Ucraina dipende dall’esito della battaglia che infuria intorno a Bakhmut e ad altre città e paesi chiave nell’est del paese”. I funzionari statunitensi sono sempre più preoccupati per la situazione a causa delle scorte di munizioni – e di soldati esperti – che cominciano a scarseggiare sul campo di battaglia.
L’annuncio di Austin, infatti, sembra quasi una risposta all’inchiesta pubblicata nei giorni scorsi dal Washington Post, che parla apertamente di un diffuso pessimismo rispetto alla possibilità che Kiev conduca un’offensiva di successo in primavera e riconquisti così il territorio ora in mano ai russi nell’sud-est del Paese. “La qualità della forza militare ucraina – sottolinea il Washington Post – un tempo considerata un vantaggio sostanziale sulla Russia, è stata degradata da un anno di vittime che hanno portato molti dei combattenti più esperti fuori dal campo di battaglia, portando alcuni funzionari ucraini a dubitare della disponibilità di Kiev a organizzare la tanto attesa offensiva primaverile”.
I funzionari statunitensi ed europei hanno stimato che circa 120 mila soldati ucraini sono stati uccisi o feriti dall’inizio dell’invasione della Russia all’inizio dello scorso anno, rispetto ai circa 200 mila della controparte, che però può contare su un esercito molto più numeroso e circa il triplo della popolazione. L’Ucraina mantiene segreto il numero delle sue vittime, anche ai suoi più fedeli sostenitori occidentali. Ma statistiche a parte, un afflusso di coscritti inesperti, spiega sempre il Wp, introdotti per colmare le perdite, ha cambiato il profilo delle forze ucraine, che soffrono anche di una carenza di munizioni di base, compresi proiettili di artiglieria e bombe da mortaio, secondo il personale militare sul campo.
Carri armati in viaggio verso il fronte
L’inchiesta del Washington Post rappresenta un potenziale danno d’immagine per l’amministrazione Biden e per il Congresso Usa, che nel solo 2022 ha stanziato più di 112 miliardi di dollari in assistenza militare e umanitaria all’Ucraina, in una fase nella quale continua a calare il sostegno dell’opinione pubblica americana verso la politica di Biden e i principali esponenti repubblicani – da Trump a DeSantis – attaccano il presidente per la dispendiosa guerra per procura contro Mosca, che definiscono non nell’interesse vitale di Washington. Per il presidente Usa Joe Biden servono dunque dei risultati sul campo di battaglia, e così la sua amministrazione accelera sul fronte dell’invio degli aiuti promessi e sull’addestramento delle truppe ucraine.
Politico riferisce che “centinaia di carri armati e veicoli corazzati occidentali”, inclusi otto veicoli gettaponte corazzati che consentiranno alle truppe di attraversare i fiumi, sono in viaggio verso l’Ucraina. Anche i partner statunitensi ed europei stanno inviando enormi quantità di munizioni e proiettili da 155 mm, che l’Ucraina ha identificato come il suo bisogno più urgente. I pacchetti di aiuti statunitensi “che risalgono a quattro o cinque mesi fa sono stati orientati verso ciò di cui l’Ucraina ha bisogno per questa controffensiva“, ha affermato un funzionario statunitense, a cui è stato concesso l’anonimato. Secondo i funzionari del Pentagono, l’equipaggiamento e l’addestramento forniti consentiranno all’Ucraina di “vincere la guerra”. Cosa significhi esattamente questo, è difficile dirlo. Che quest’obiettivo, altrettanto ambizioso, venga effettivamente raggiunto nei prossimi mesi, è altrettanto difficile da pronosticare in una situazione dominata dall’incertezza.
Le offensive di primavera
Esperti ed analisti rimangono scettici, anche perché i russi non stanno certo a guardare. Come nota Stephen Bryen su Asia Times, un recente rapporto suggerisce che la produzione russa di carri armati, compresi i T-90 e i T-14, sta proseguendo a un livello elevato. Anche la produzione di altre armi, in particolare munizioni di tutti i tipi, sembra essere stata accelerata. “L’obiettivo principale dell’offensiva primaverile ucraina – spiega Bryen – è probabilmente un assalto alla Crimea e alle forze russe nel sud. L’obiettivo è tagliarli fuori (dall’area di Kherson fino a Zaphorizia) e distruggerli sistematicamente, seguito da una grande spinta in Crimea”.
L’Ucraina dipenderà in tutto dall’intelligence statunitense e, molto probabilmente, dalla sua potenza aerea. “Non c’è abbastanza tempo per addestrare i piloti ucraini sugli F-16”, osserva l’esperto, che ipotizza: “Ci si può aspettare che gli aerei statunitensi vengano camuffati con simboli ucraini e guidati da piloti statunitensi o Nato”.
C’è un rischio: è probabile che l’offensiva ucraina appaia ai russi come un casus belli che coinvolga la partecipazione diretta della Nato. In quel caso, la temuta internazionalizzazione del conflitto sarebbe inevitabile.
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