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La Russia cerca di vendere il caccia “Checkmate” all'India

Durante il 14esimo salone internazionale dell’aerospazio Aero India 2023, tenutosi presso la base aerea di Yelakhanka (Bangalore) dal 13 al 17 febbraio, Mosca ha cercato di rafforzare il suo partenariato con Nuova Delhi nel settore degli armamenti, offrendo una serie di nuovi progetti da sviluppare in modo congiunto che riguardano principalmente il miglioramento degli assetti indiani di fabbricazione russa ma non solo.

L’amministratore delegato di Rosoboronexport, parte della società statale Jsc, ha infatti proposto ai funzionari indiani una possibile collaborazione per sviluppare il nuovo caccia tattico“leggero” di quinta generazione (o per meglio dire 4++) del bureau Sukhoi, il Su-75 “Checkmate”.

Una fonte della Tass, nei giorni precedenti la manifestazione, aveva già fatto trapelare che c’era in programma di discutere la cooperazione sugli aerei di quinta generazione. In particolare, riferiva la fonte “intendiamo invitare amici indiani a unirsi al progetto di caccia tattico leggero Checkmate”.

Il nuovo progetto era stato presentato ufficialmente al salone internazionale di Mosca-Zhukovsky “Maks 2021”, e in quella occasione abbiamo avuto modo di essere sul posto per osservare da vicino l’ultima creazione di Sukhoi. Il caccia viene definito “leggero” dai progettisti russi, sebbene nelle dimensioni e nei pesi stimati differisca dai suoi pari livello occidentali, ma nella filosofia russa un velivolo monomotore – che non si vede dai tempi del MiG-23/27 – può essere considerato come tale nonostante gli ingombri.

In termini di prestazioni, si dice che il “Checkmate” abbia un carico utile di 7400 chilogrammi, una velocità massima di Mach 1.8 e un raggio di combattimento di 1700 chilometri senza serbatoi di carburante aggiuntivi (3mila con serbatoi secondo i russi). È stato anche affermato che il nuovo velivolo sia in grado di manovrare a 8 g e di volare a velocità supersoniche. L’aereo potrà anche operare Uav (Unmanned Air Vehicles) e pertanto potrebbe avvalersi dell’esperienza maturata con il Su-57, che si sta integrando con l’Ucav (Unmanned Combat Air Vehicle) S-70 Okhotnik-B. Il carico bellico totale è disposto in tre baie (una ventrale di grandi dimensione e due laterali in fusoliera in prossimità delle semiali) che si ritiene possano ospitare oltre sette tonnellate di carico bellico. Fonti russe affermano che il radar di bordo permetterà di ingaggiare sino a sei bersagli contemporaneamente. Il costo unitario del velivolo, secondo Rostec, dovrebbe aggirarsi sui 25/30 milioni di dollari.

Il Su-75 aveva fatto la sua prima apparizione in terra straniera a novembre 2021 al Dubai Air Show (poi ad Hanoi a inizio dicembre 2022). Anche in quella occasione la Russia aveva cercato di trovare partner per condividere gli oneri di costruzione del caccia, che risulta pensato principalmente per l’esportazione, sebbene durante la nostra visita al Maks 2021 ci fosse stato detto che anche le Vks, le forze aerospaziali russe, potrebbero considerare di impiegarlo. Alla vigilia del salone di Dubai il vice primo ministro Yuri Borisov aveva addirittura affermato che il “Checkmate” avesse già un acquirente di riferimento all’estero, ma a oggi non si è palesato ancora nessuno.

La Russia quindi ci riprova e stavolta torna a farlo in India. Non è infatti la prima volta che i russi cercano una partnership con gli indiani per sviluppare un nuovo velivolo: era già successo proprio con un altro caccia di ultima generazione, l’ormai arcinoto Sukhoi Su-57 (“Felon” in codice Nato) col programma FGFA (Fifth Generation Fighter Aircraft) che avrebbe dovuto coniugare il noto bureau di progettazione russo con l’indiana HAL (Hindustan Aeronautics Limited). Quel piano avrebbe dovuto avere come base il Su-57 ma apportando notevoli implementazioni e varianti rispetto ai disegni originali, inclusi sensori avanzati, sistemi di connettività e avionica da combattimento. La versione indiana inoltre sarebbe stata biposto con pilota e copilota o operatore di sistemi d’arma. L’India si è ritirata dall’FGFA nel 2018, ma ha anche lasciato intendere che il progetto potrebbe essere ripreso in un secondo momento, quando il Su-57 sarà pienamente operativo per la prima volta nell’aeronautica russa, e anche da parte di Mosca è stato riferito che il programma non è stato cancellato.

Le motivazioni del ritiro indiano vanno ricercate nell’aumento dei costi e negli intoppi che hanno costellato la gestazione del Su-57, che a tutti gli effetti non è ancora un velivolo maturo e non ha ancora equipaggiato le Vks se non in numero molto esiguo: gli ultimi due esemplari sono stati consegnati il 28 dicembre scorso e si ritiene che siano solo 10 in totale quelli attualmente in servizio (escludendo quello perso in un incidente il 24 dicembre 2019).

Il Su-57 risulta sia anche stato testato in combattimento nel conflitto in Ucraina (a quanto pare con quattro esemplari), ma non sappiamo in che modo: probabilmente lanciando missili da crociera restando nello spazio aereo controllato dalla Russia, quindi sino e non oltre il Donbass, considerando la Crimea troppo esposta.

Questo impiego bellico potrebbe essere una carta in più per Mosca per cercare di piazzare il velivolo nella sua versione da esportazione (la E) all’India che è ancora alla ricerca di un sistema di quinta generazione da schierare per fronteggiare i Chengdu J-20 cinesi.

Il problema però è rappresentato dai ratei di produzione: la UAC ha dimostrato di non avere la capacità di sfornare questo tipo di velivolo agli stessi ritmi di altri che produce, anche in considerazione delle difficoltà nel settore della componentistica elettronica ad alte prestazioni, e crediamo che anche qualora Nuova Delhi dovesse optare per partecipare alla programma “Checkmate”, questi saranno comunque bassi a meno di non cedere importanti fette di produzione su licenza, qualcosa che peraltro viene auspicato dagli indiani per via della loro politica Atmanirbhar Bharat, che si può tradurre come “India autosufficiente”, che sta dando i suoi frutti con il varo della nuova portaerei e con il caccia “Tejas”, sebbene entrambi abbiano avuto una lunghissima gestazione.

A Mosca, però, in questo momento serve piazzare ordini e, più semplicemente, recuperare finanziamenti dai suoi partner, quindi potrebbe spingere verso il Su-75 in modo da poterne avviare la produzione e proporlo anche ad altri Paesi esteri, come ad esempio il Vietnam. Le congiunture però non sono delle più felici, e riteniamo che Nuova Delhi preferisca continuare ad approvvigionarsi in Russia per quanto riguarda velivoli già esistenti e in servizio: in ballo c’è la modernizzazione dei caccia multiruolo Su-30MKI e l’aggiornamento dei MiG-29 indiani al livello di MiG-29UPG, entrambi in discussione tra le parti.

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