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La vulnerabilità delle difese russe davanti ai droni ucraini

Nella notte tra lunedì e martedì un drone è stato notato in territorio russo, a pochi passi da una stazione di compressione di gas della Gazprom. Il tutto alle porte della località di Gubastovo. Sono due gli elementi di questo episodio destinati a creare preoccupazione tra le autorità russe. In primis, il drone era un Uj 22 ucraino. In secondo luogo, il villaggio di Gubastovo si trova a cento chilometri da Mosca. Per la prima volta dall’inizio della guerra, gli ucraini sono quindi riusciti a lanciare un velivolo fin dentro la regione della capitale russa.

UAV 🇺🇦 UJ-22 rinvenuto vicino al recinto della stazione di compressione del gas di Gazprom a Kolomna, vicino Mosca.
Oltre a questo, un drone di grosse dimensioni sarebbe stato avvistato nei pressi di San Pietroburgo, l’aviazione 🇷🇺 sarebbe dovuta intervenire per abbatterlo. 1/2 pic.twitter.com/JJGdV6czy3

— OSINT-I (@OSINTI1) February 28, 2023

Il drone non ha fatto danni, ma il suo ritrovamento costituisce il segno di come le difese russe al momento appaiono molto vulnerabili. Specialmente quando si tratta di droni ucraini in grado di colpire all’interno del proprio spazio aereo.

Gli attacchi ucraini in territorio russo

Quello di Gubastovo è soltanto uno degli ultimi episodi segnalati. Ma nelle ultime settimane di incursioni di droni ucraini in territorio russo ne sono stati registrati parecchi. Sempre martedì, un velivolo senza pilota ha colpito un deposito di carburante a Tuapse, nella regione di Krasnodar. Poche ore dopo, un altro drone è stato avvistato sui cieli di San Pietroburgo. Per gran parte della mattinata, l’aeroporto della seconda città russa è rimasto chiuso assieme all’intero spazio aereo circostante. Le autorità hanno fatto riferimento a non meglio precisate esercitazioni, ma due jet si sono attivati proprio per intercettare il velivolo.

/1. Russian media report that around 2 a.m. on February 28. Two drones with explosives attacked the Rosneft oil depot near the city of Tuapse. Distance to the territory controlled by Ukraine from there is +430km. pic.twitter.com/lfXDzv0m6J

— Special Kherson Cat 🐈🇺🇦 (@bayraktar_1love) February 28, 2023

Altri esplosioni causate dai droni ucraini, sono state riportate a Belgorod. Qui a essere colpita è stata una raffineria di petrolio. Un fabbricato agricolo è stato invece danneggiato nella regione di Adygea. Si tratta tutti di attacchi avvenuti nel giro di 48 ore. Nei mesi precedenti, incursioni del genere sono state segnalate soprattutto a Belgorod, a Bryansk e in Crimea. Qui ad agosto i droni hanno preso di mira anche il porto di Sebastopoli, il quale ospita la base navale russa sul Mar Nero.

Se all’inizio dell’offensiva russa azioni del genere apparivano rare, oggi non fanno più notizia nemmeno in Russia. Le incursioni di droni decollati dall’Ucraina sono quasi all’ordine del giorno. E non vengono negate dalle autorità di Mosca. Del resto, tutte le province confinanti con l’Ucraina da ottobre sono ufficialmente in stato di allerta e gli stessi cittadini si aspettano attacchi di questo tipo.

Le difficoltà nel respingere i droni

Non c’è un bilancio di vittime causate dalle incursioni. Al momento il coinvolgimento della popolazione non sembra aver innescato un allarme sociale. Forse perché i droni il più delle volte hanno colpito infrastrutture energetiche e militari. Tuttavia gli attacchi appaiono allarmanti per un altro grave motivo. Hanno mostrato una certa vulnerabilità delle difese russe nell’intercettare e distruggere i droni. Lo spazio aereo della federazione cioè non si è dimostrato inviolabile. E, alla lunga, questo potrebbe portare Mosca a investire molti soldi nello sviluppo di adeguati sistemi difensivi.

L’unica “consolazione” per le autorità russe è data dal fatto che il problema riguarda anche gli ucraini. Kiev più volte si è dovuta guardare dai droni decollati dalla Russia prima ancora che dai missili. Quando sui campi di battaglia hanno fatto la loro comparsa i droni iraniani, in alcuni fronti l’esercito ucraino è andato in difficoltà. Mal comune però non sempre è mezzo gaudio. Specialmente perché l’Ucraina sembra essere messa meglio da questo punto di vista. Kiev può attingere dalle forniture turche, con Ankara che già da anni vende i propri Bayraktar, così come da quelle occidentali. Oltre al fatto di avere una propria produzione sviluppata nel corso degli ultimi anni. Mosca, al contrario, è più indietro. Tanto da aver attinto dalle forniture iraniane per attaccare con i droni il fronte ucraino.

Cosa potrebbe accadere adesso

É interessante notare che quasi mai Kiev ha rivendicato gli attacchi effettuati con i droni. Quasi un controsenso, almeno a prima vista. Arrivare con un velivolo comandato da remoto a 100 km da Mosca, potrebbe rappresentare un elemento importante per la propaganda di un Paese in guerra. Tuttavia, solo in pochi casi l’esercito ucraino ha ammesso responsabilità sugli attacchi.

Sul perché di questa scelta è difficile sapere la verità. Ma come sottolineato dall’Associated Press, molti blogger di guerra in Russia temono il fatto che l’Ucraina in realtà al momento stia soltanto saggiando le difese di Mosca. Una volta constatato che lo spazio aereo della federazione è più vulnerabile del previsto, Kiev potrebbe quindi decidere di lanciare sempre più attacchi in profondità. Il tutto fino ad arrivare a vere e proprie offensive, da far coincidere con l’eventuale controffensiva in preparazione sui territori occupati. Questo spiegherebbe, tra le altre cose, il potenziamento dei sistemi difensivi soprattutto nell’area di Mosca. Nella capitale, già da settimane in alcuni dei palazzi più sensibili, compreso quello che ospita la sede del ministero della Difesa, sono stati piazzati sistemi di difesa aerea.

Solo supposizioni al momento. Quel che è certo, è che la vulnerabilità ai droni ucraini dello spazio aereo russo potrebbe rappresentare un’importante variabile nell’economia del conflitto.

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