La Cina ha proprosto la sua soluzione politica per la crisi ucraina elencando 12 punti chiave. Non un vero e proprio piano di pace, come lo hanno definito alcuni commentatori, quanto piuttosto un position paper per enunciare, una volta per tutte, la posizione di Pechino in merito alla guerra in Ucraina.
Tra le proposte cinesi troviamo il rispetto della sovranità, dell’indipendenza e dell’integrità territoriale di tutti i Paesi, il cessate il fuoco e la ripresa dei negoziati. Ma anche la fine delle sanzioni contro la Russia, il superamento della mentalità da Guerra Fredda, ovvero dello scontro tra blocchi ideologici contrapposti. Non troviamo, invece, alcuna esplicita condanna alla cosiddetta operazione militare speciale avviata dal Cremlino, come invece si aspettavano diversi governi occidentali, né una road map per concretizzare la pace.
E pensare che Volodymyr Zelensky aveva inizialmente accolto cautamente il documento cinese. “Sto programmando di incontrare Xi Jinping. Questo sarebbe importante per la sicurezza mondiale. La Cina rispetta l’integrità territoriale e deve fare di tutto perché la Russia lasci il territorio dell’Ucraina”, dichiarava Zelensky in conferenza stampa a Kiev.
Sembrava che l’intercessione cinese potesse smuovere le acque in vista di una possibile ripresa delle trattative di pace. Poi qualcosa è cambiato nel giro di poche ore. L’entusiasmo è evaporato non appena Mykhailo Podolyak, consigliere senior di Volodymyr Zelenskiy, ha respinto la proposta “irrealistica” della Cina di porre fine al conflitto.
A detta di Podolyak, Pechino non dovrebbe “scommettere su un aggressore che ha infranto il diritto internazionale e che perderà la guerra”. Il documento cinese è stato inoltre accolto con freddezza, e questo nonostante da mesi i governi occidentali chiedessero a Xi Jinping di aumentare la pressione sulla Russia affinché interrompesse le ostilità.
La diplomazia della Cina
Perché la Cina non ha diffuso un piano di pace, limitandosi a stendere un position paper? Per capirlo è fondamentale spiegare come funziona la diplomazia cinese, ben diversa da quella adottata da Europa e Stati Uniti.
Intanto, per la Cina la diplomazia non è una negoziazione. I funzionari cinesi sottolineano che, in termini relativi, i negoziati che si svolgono tra i governi occidentali raggiungono sempre i principi di base attraverso la negoziazione. Ebbene, per Pechino vale l’esatto contrario: prima è necessario concordare su alcuni principi di base, poi si passa alla fase di negoziazione.
Detto altrimenti, nell’ottica cinese ogni negoziato avviene sulla base di principi precedentemente condivisi. Ecco perché la Cina ha scritto un documento del genere, dove i 12 punti chiave possono essere letti alla stregua di principi sui quali avviare i colloqui di pace. Secondo la diplomazia cinese non avrebbe infatti alcun senso disegnare una road map senza prima condividere le regole del gioco, ovvero i suddetti principi di base relativi al nodo da sciogliere.
Come ha fatto notare Henry Kissinger, mentre i Paesi occidentali sono soliti fare qualche concessione in sede negoziale, la Cina pone sul tavolo i propri principi fino a che l’altra parte non accetta la linea. Nell’accezione della “modalità di negoziazione con caratteristiche cinesi”, senza accettazione dei principi condivisi non può esserci alcun negoziato.
Tornando alla crisi ucraina, è lecito supporre che Pechino sarà (eventualmente) più precisa quando e se le parti in causa decideranno di dialogare sulle fondamenta poste dalla diplomazia cinese.
Alla ricerca di un equilibrio
Sciolta questa riserva, vale la pena chiedersi che cosa sta cercando di ottenere la Cina. Pechino ragiona in termini di relazioni win-win, persegue un equilibrio (vero o presunto) con qualsiasi interlocutore e in qualsiasi ambito. In altre parole, Xi Jinping non intende sbilanciarsi troppo nel sostenere le cause della Russia né fare l’opposto con l’Europa e gli Stati Uniti.
Possiamo pensare ad un triangolo con ai vertici Stati Uniti, Europa e Russia e al centro la Cina. Ogni relazione diplomatica cinese con ciascun attore deve essere in equilibrio, così come idealmente in equilibrio dovrebbero essere anche le altre relazioni i soggetti coinvolti nel disegno geometrico.
Al momento, il Dragone preferisce puntare sull’amicizia senza limiti con la Russia (si badi bene: una partnership, non un’alleanza) perché Mosca è la parte più sbilanciata nel rapporto con Stati Uniti ed Europa. Quando e se il Cremlino dovesse rompere l’inerzia e portarsi in una posizione di “vantaggio”, allora Xi si spenderà maggiormente per controbilanciare l’azione russa.
Il futuro dell’Ucraina dipende da questo complesso gioco di specchi ed equilibri. Resta da sciogliere una riserva fondamentale: siamo sicuri che l’architettura diplomatica immaginata dalla Cina vada bene anche agli altri protagonisti della vicenda?
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