Aspettava un taxi. La Cassazione a fine mese si pronuncerà su condanna a ergastolo
Redazione — 4 Febbraio 2023
E’ durata cinque giorni la fuga di Massimiliano Sestito, killer della ‘ndrangheta evaso lo scorso 30 gennaio dagli arresti domiciliari che stava scontando nella sua abitazione a Pero, nel Milanese. L’uomo, 52 anni, è stato intercettato alla stazione della Circumvesuviana di Sant’Anastasia, in provincia di Napoli, dai carabinieri di Milano con il supporto dei colleghi partenopei.
Probabilmente stava provando ad avvicinarsi alla Calabria ma la sua fuga è stata interrotta dalle tempestive indagini dei carabinieri. Quando è stato bloccato dai militari, Sestito era solo e stava aspettando un taxi all’esterno della stazione della Circum. Non era armato e aveva il documento del fratello (per sfruttare la somiglianza). Non è chiaro da dove veniva, i carabinieri sono a lavoro per accertarlo. Alla sua cattura si è arrivati grazie ad attività tecniche e web patrolling, ovvero il ‘pattugliamento’ dei social e degli account riconducibili a parenti e persone vicine.
Fondamentale nella cattura del 52enne, il contributo della sezione Catturandi del nucleo Investigativo del comando provinciale di Napoli e dei Carabinieri della tenenza di Cercola.
In suo possesso trovati oltre mille euro in contanti, oltre a una foto della Madonna, un santino di Gesù, due pendrive (sul cui contenuto sono in corso accertamenti), il documento del fratello, due (vecchi) cellulari.
“Complimenti all’Arma dei Carabinieri per la cattura di Massimiliano Sestito, pericoloso esponente della ‘ndrangheta evaso dagli arresti domiciliari lo scorso 30 gennaio” ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sottolineando ”l’importanza di una operazione che ha consentito di interrompere in tempi brevi la latitanza del criminale già condannato a trenta anni per l’omicidio di un Carabiniere e che era fuggito in attesa del verdetto della Cassazione per un altro omicidio”.
Sestito era evaso lo scorso 30 gennaio dagli arresti domiciliari, dove si trovava dal 12 gennaio scorso in attesa della sentenza della Cassazione prevista il 3 febbraio sulla condanna all’ergastolo ricevuta in Appello. E proprio il 3 febbraio la Cassazione ha rinviato a fine mese (il 28) la sentenza per Sestito, accusato di omicidio e condannato in appello all’ergastolo. Al termine della camera di consiglio i giudici della prima sezione penale hanno comunicato di differire la decisione sui ricorsi presentati dalle difese di Sestito e del coimputato Francesco Pizzata contro la sentenza di condanna emessa nell’ottobre 2021 dalla corte d’appello di Roma nel processo ter per l’omicidio del boss Vincenzo Femia. La procura generale della Cassazione in mattina ha chiesto la conferma delle condanna, l’ergastolo per Sestito e 24 anni e 8 mesi per l’altro imputato.
Sestito, ritenuto affiliato alla cosca di Catanzaro degli “Iozzo-Procopio-Chiefari“, ha ricevuto condanne per due omicidi: il primo relativo all’assassinio di un carabiniere, l’appuntato Renato Lio, 35 anni, avvenuto il 20 agosto 1991 durante un posto di blocco a Soverato (Catanzaro); il secondo avvenuto il 24 gennaio del 2013, quando a Castel di Leva, all’estrema periferia di Roma, un commando uccise l’allora boss rivale Vincenzo Femia, 76 anni, calabrese della cosca di San Luca ma residente da tempo nella Capitale dove veniva considerato un uomo di spicco della malavita.
Per questo omicidio, Sestito, ritenuto dagli investigatori componente del commando di fuoco (Femia venne ucciso in auto con nove colpi d’arma da fuoco), era stato condannato in primo grado all’ergastolo. Poi assolto nel 2019 dalla Corte d’Appello di Roma. A incastrarlo le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Gianni Cretarola, componente del commando di fuoco e, stando da quanto rivelato agli investigatori, esecutore materiale dell’omicidio.
Successivamente, in seguito al ricorso dei pm capitolini, condannato all’ergastolo nel processo di Appello ter, dopo due invii della Cassazione. Cassazione che tra poche ore, il 3 febbraio, dovrà nuovamente pronunciarsi sulla sentenza d’Appello. Ed è forse proprio per questo che Massimiliano Sestito è scappato, per il timore di ritornare in carcere dopo la sentenza dei giudici di legittimità.
Per l’omicidio del carabiniere, ucciso a bruciapelo durante un controllo a un posto di blocco, il 52enne (all’epoca dei fatti 20enne con residenza sempre nel Milanese ma di fatto radicato a Soverato) venne condanno in primo grado all’ergastolo, mentre in Appello la pena venne ridotta a 30 anni. L’appuntato Renato Lio venne ucciso da tre colpi d’arma da fuoco mentre perquisiva l’auto sulla quale si trovava Sestito insieme ad altre due persone incensurate, giudicate poi estranee ai fatti perché subito dopo la fuga del killer si costituirono presso la caserma dei carabinieri e collaborarono nelle indagini.
Non è la prima volta che il killer della ‘ndrangheta si dà alla fuga. Già nell’agosto del 2013, dopo l’arresto per l’omicidio del boss Femia, sfruttò un permesso premio e non ritornò in carcere, per poi essere nuovamente catturato un mese dopo mentre si trovava in spiaggia a Palinuro, in provincia di Salerno.
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