Cipro ha un nuovo arcivescovo. Una notizia che può apparire secondaria rispetto alla grande macchina della geopolitica mediterranea. Eppure, in un mosaico complesso come quello di Cipro, diviso tra turchi a nord e greco-ciprioti a sud, vecchio avamposto degli interessi russi ma con due basi britanniche, incastonato nel bollente Mediterraneo orientale e con Ankara che sfrutta il suo protettorato nella parte nord dell’isola, anche la Chiesa ortodossa assume un ruolo centrale.
Un intricato gioco di fede, religione, politica e diplomazia che è interessante per due ragioni: il modo in cui si elegge il primate e il risultato che si è raggiunto.
Il primo è un elemento solo apparentemente secondario: l’arcivescovo della Chiesa ortodossa di Cipro viene eletto anche attraverso il voto “popolare”. Anche ma non solo, perché se la prima parte dell’elezione è basata sul suffragio universale, la seconda, dove si sceglie tra i tre candidati più votati al primo turno, avviene a porte chiuse nel Santo Sinodo.
Le ultime elezioni sono avvenute a dicembre. La comunità ortodossa di Cipro doveva eleggere il successore di Chrysostomos II, morto a novembre per un male incurabile, e il voto popolare si è tenuto il 18 dicembre con un primo elemento di novità: sono stati esclusi gli elettori stranieri. Una norma della Chiesa cipriota permetteva infatti la possibilità che gli stranieri residenti sull’isola e attivamente coinvolti nella comunità ortodossa partecipassero al voto. Questa volta invece – secondo alcuni analisti per escludere la folta comunità russa – si è preferito circoscrivere l’elezione ai soli cittadini. I tre candidati che avevano ottenuto più consensi sono stati il vescovo di Limassol, Athanasios, il vescovo di Paphos, Georgios, e il vescovo di Tamasos, Isaiah. Athanasios, con circa un terzo dei consensi, è risultato il più votato al primo turno ed era considerato il candidato “filorusso”, particolarmente legato alla comunità russa presente sull’isola e in particolare nella sua città, Limassol. Anche su Isahia, terzo più votato, si vocifera di un profondo legame con la Russia dato dai suoi studi a Mosca e da alcune posizioni molto più vicine alla “Terza Roma”. Diverso invece il profilo di Georgios di Paphos, profondamente legato al vecchio arcivescovo di Cipro e al patriarca ecumenico Bartolomeo, sostenitore dell’autocefalia della Chiesa ucraina da quella russa, ha studiato in Grecia e in Inghilterra e ha avuto anche un rapporto burrascoso con la Turchia finito di fronte alle corti internazionali.
Il Santo Sinodo, che riunisce i vescovi del Paese, ha scelto Georgios. Con 11 voti su 16, i vescovi della Chiesa di Cipro hanno deciso con voto segreto di dare al metropolita di Paphos le chiavi della Chiesa nazionale. E così, Nicosia si mantiene nel solco del precedente primate, Chrysostomos, ma mostra anche delle venature interessanti sia sotto il profilo interno che sotto quello internazionale. Sotto il primo profilo, il fatto che i fedeli votanti siano stati una minoranza pone dei dubbi sull’interesse di larga parte della popolazione ma anche del vulnus rappresentato dall’esclusione degli stranieri, ammessi nel 2010. In secondo luogo, è interessante che un terzo dei voti tra tutti i candidati sia andato a un vescovo molto distante dal predecessore, già sfidato alle elezioni, e non a uno fedele alla linea voluta da Nicosia e apprezzata anche nel patriarcato di Costantinopoli.
Dal punto di vista interno ma anche internazionale, invece, è interessante la scelta di Georgios soprattutto se letta nell’ottica delle prossime elezioni politiche che si svolgeranno nell’isola e del percorso strategico intrapreso da Cipro negli ultimi anni. La Chiesa nazionale sarà probabilmente in linea con il nuovo governo così come con il corso dell’attuale esecutivo. Come ha spiegato il quotidiano greco Kathimerini, il nuovo primate della comunità ortodossa dell’isola esprime, sul piano ecclesiastico, quello che lo Stato cipriota esprime sul piano internazionale. Da tempo Nicosia si sta sganciando dalla forte influenza di Mosca e dell’oligarchia russa, che vede da sempre Cipro come una centrale dei propri interessi. In asse con Israele e con la Grecia, e sempre più attenta alle posizioni degli Stati Uniti e dell’Unione europea, Cipro oggi è un Paese molto più occidentale dei decenni precedenti, e questo lo si nota anche sul piano militare. Goergios, arcivescovo di “Nuova Giustiniana e di tutta Cipro”, sostenendo la linea dell’autocefalia di Kiev e dell’avvicinamento al patriarca ecumenico Bartolomeo contro l’influenza del patriarca di Mosca, Kirill, rappresenta perfettamente questo nuovo corso politico sul piano della religione. E in questo senso, il Santo Sinodo sembra avere le idee molto chiare sul futuro dell’isola.
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