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Truppe Usa a Taiwan: il piano del Pentagono per contenere la Cina

Sarà l’aumento di truppe più grande da qualche decennio a questa parte. Il Pentagono si prepara a incrementare la sua presenza miliare a Taiwan nei prossimi mesi. La notizia è arrivata da fonti della Difesa Usa che hanno parlato con il Wall Street Journal. La notizia getta altra benzina sul fuoco nel sempre più complicato rapporto tra Stati Uniti e Cina.

Pechino considera Taipei una provincia ribelle da riportare sotto il suo controllo, mentre per gli Usa è necessario mantenere lo status quo garantendo una sorta di autonomia all’isola. Nell’ultimo anno il braccio di ferro sullo stretto si è intensificato e ha toccato il suo apice ad agosto con la visita a Taiwan della speaker della camera Usa, Nancy Pelosi. In generale, ha calcolato l’Agence France-Presse, il 2022 è stato l’anno in cui la pressione di Pechino sull’isola è stata massima, con 1.727 sconfinamenti nello spazio aereo taiwanese da parte di velivoli dell’aviazione militare cinese. Un numero in aumento da tempo, erano state 960 nel 2021 e 380 nel 2020. Poi il 2023 si è aperto con un nuovo scontro tra Washington Pechino a partire dal presunto pallone spia cinese sui cieli americani avvistato e poi abbattuto all’inizio di febbraio.

L’aumento degli operativi

La notizia che il dipartimento della Difesa si prepara a inviare soldati a Taiwan rischia di spegnere gli ultimi deboli tentativi di dialogo tra le due superpotenze. Secondo il Wsj il numero è destinato a quadruplicare nei prossimi mesi: al momento nel Paese sono presenti una ventina di soldati americani, ma entro l’estate dovrebbe salire a 100-200 persone. Un’operazione che però il Pentagono non ha mai pubblicizzato. Tra i militari dispiegati ci sarebbero sia elementi delle forze speciali che uomini del corpo dei Marines.

Dal 2019 il numero di truppe stanziate nel Paese ha avuto un lento ma costante aumento. Stando a dati del Defense Manpower Data Center, che fornisce rapporti trimestrali sulla presenza dei soldati Usa nel mondo, nel corso del 2022 il numero è andato oscillando: erano 30 in primavera, 26 durante l’estate e 23 in autunno. Ma ora tutto sta per cambiare.

I compiti e gli addestramenti congiunti

Stando agli ufficiali della Difesa che hanno parlato con la testata americana la maggior parte dei soldati che verranno inviati sull’isola si occuperanno dell’addestramento delle forze locali. Da qualche anno nei corridoi del Pentagono si discute della possibilità che la Cina tenti di riprendere Taiwan con un colpo di mano militare, un’invasione su larga scala che qualche ufficiale ha previsto per il 2025 o 2027. Per queste ragioni la politica americana è stata, e continua ad essere, quella di fornire armamenti a Taipei. Per queste ragioni addestratori della Us Army istruiranno le forze armate dell’isola all’uso dei sistemi d’arma Made in Usa, ma non solo.

Sul tavolo è prevista anche formazione specifica sulle manovre per proteggersi da un eventuale attacco dell’Esercito popolare cinese. Non è chiaro se queste manovre riguardino operazioni di contro-guerriglia o risposte militari di tipo simmetrico. Qualche dettaglio arriva però proprio da Taipei.

Elicotteri Apache venduti dagli Usa a Taiwan (Foto: EPA/RITCHIE B. TONGO)

Il ministro della Difesa di Taiwan ha spiegato dopo la pubblicazione dell’articolo del Journal che l’addestramento non si limita al combattimento di base, ma che la formazione verterà su forme di addestramento avanzato da condurre al livello di battaglione, in particolare su tattiche e operazioni che riguardano il dispiegamento delle truppe.

La rete dei programmi di appoggio militare di Washington molto probabilmente si estenderà nei prossimi mesi. E supererà anche i confini dell’isola. Ad esempio si registra il movimento di operativi taiwanesi verso gli Stati Uniti. Lo stesso Wsj ha scritto che la Guardia nazionale del Michigan sta addestrando un contingente dell’esercito taiwanese e che nel corso del 2022 ha preso parte a una serie di esercitazioni congiunte a Camp Grayling nel Nord dello Stato.

I viaggi che infiammano la Cina

Da quello che si è scoperto il programma di addestramento e l’aumento delle truppe non sono una risposta alle tensioni esplose sul pallone spia abbattuto non lontano dal Sud Carolina, ma erano in programma da tempo. Intanto la notizia rappresenta l’ennesimo tassello di un piano più ampio, confermato anche dai viaggi lungo la rotta Usa-Taiwan.

Nell’ultima settimana sono stati almeno tre. Il primo e forse più importante è stato quello di Michael Chase, il vice assistente del segretario della Difesa con delega alla Cina. Chase è l’ufficiale più alto in grado del Pentagono a fare visita all’isola dal 2019 quando sbarcò a Taipei il vice assistente con delega all’Asia orientale e che a sua volta rappresentò un momento di rottura dato che da 40 anni nessuno di così alto in grado sbarcava a Taiwan.

Quasi nello stesso momento in cui Chase arrivava a Taipei, a Washington scendevano dall’aereo due importanti funzionari del governo taiwanese: il ministro degli Esteri e il capo del consiglio di sicurezza nazionale, impegnati in incontri di alto livello coi funzionari americani.

L’incontro tra il deputato Mike Gallagher e il rpesidente di Taiwan Tsai Ing-wen

Ultimo in ordine di tempo, ma non meno significativo, è stato il viaggio di uno dei falchi anti-cinesi più attivi di Washington. Nel fine settimane il deputato repubblicano Mike Gallagher, nuovo capo del comitato della Camera dedicato alle indagini sui rapporti tra Stati Uniti e Cina, ha viaggiato in gran segreto a Taipei per incontrare i vertici del governo dell’isola. Di ritorno ha preso carta e penna e scritto un editoriale proprio sul Wall Street Journal per denunciare i ritrdi nelle forniture militari all’isola. Un avvertimento, l’ennesimo, che non placherà le tensioni tra Usa e Cina, ma che anzi apre una stagione ancora più turbolenta che potrebbe culminare con la visita del nuovo speaker della Camera Usa, Kevin McCarthy, proprio a Taiwan da tenere nel corso del 2023.

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