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Si studiano le mosse della flotta russa: cosa succede nel Mar Nero

Il comando meridionale ucraino ha parlato nelle scorse la notizia del “raddoppio” delle navi russe nel Mar Nero. L’annuncio, rilanciato attraverso la pagina Facebook del comando ucraino, affermava che al momento ci sono “otto navi, fra cui una fregata armata con otto missili Kalibr” in servizio in quello specchio d’acqua. Diverso invece quanto detto dalla Marina ucraina poche ore fa, che ha invece affermato che le unità russe pronte al combattimento sarebbero solo sette e quella armata di Kalibr non farebbe più parte di questo gruppo di navi.

I due messaggi confermerebbero due elementi. Il primo è che la presenza navale russa non è cambiata nei numeri, ma che semplicemente sono di nuovo operative alcune unità che prima non lo erano. Il secondo elemento è che Mosca, probabilmente anche a causa dell’inevitabilmente fine o diminuzione del numero di droni iraniani e di alcuni missili dei propri arsenali, potrebbe riprendere a sfruttare appieno le capacità balistiche della propria flotta che, pur ridotta nei numeri e costretta a rimanere molto lontana dalla costa ucraina, può ancora colpire le forze di Kiev e alcune città o infrastrutture.

La presenza navale russa nel Mar Nero

Sul primo punto, quello dei numeri della Flotta del Mar Nero, va ricordato un tema particolarmente sentito dai comandi russi, ovvero il blocco del Bosforo applicato dalla Turchia in conformità alla Convenzione di Montreux. La clausola prevede che Ankara abbia il potere di bloccare, in tempo di guerra, il passaggio di navi militari nel Mar Nero a meno che esse non rientrino nelle rispettive basi di appartenenza. Questo implica dunque che tutte le navi russe che non fanno parte della Flotta del Mar Nero – di base a Sebastopoli – non possano entrare nelle acque contese al pari di quelle degli altri Paesi e rivieraschi e di quelli di Stati terzi.

Motivo per il quale Mosca al momento si trova a dover gestire un numero fisso di unità, sia sottomarine che di superficie, e senza possibilità di ricambio. Inoltre, l’affondamento del Moskva e la conferma dell’arrivo di missili antinave all’Ucraina ha da mesi imposto una paralisi delle operazioni navali russe vicino alla costa nemica, con l’aggiunta che il miglioramento delle capacità ucraine di guerra ibrida navale ha imposto anche un allontanamento da Sebastopoli e dalla Crimea. Tutto questo indica che per il Cremlino è essenziale mantenere le navi il più al sicuro possibile, centellinandone l’utilizzo solo in casi eccezionali.

La nuova centralità della marina russa

Sul secondo punto, è interessante notare che negli ultimi mesi, in particolare da gennaio, si è assistito a un rinnovato attivismo russo sul fronte marittimo con movimento di navi e sottomarini dai porti di Sebastopoli e di Novorossijsk. Già a gennaio, le fonti di Naval News avevano segnalato la partenza di diverse unità della Flotta del Mar Nero tra cui il Pyotr Morgunov, la più grande nave anfibia in dotazione alla Russia in quello specchio d’acqua, e di tre sottomarini classe Kilo. Nei giorni scorsi, i voli di droni Usa e di aerei-spia sono ripresi sia sul Mar Nero che sulle coste rumene e vicino ai cieli moldavi.

Un dato che indica come probabilmente i comandi Nato abbiano percepito il movimento di alcune navi o sommergibili russi iniziando quindi i voli per captare i segnali e comprendere la rotta delle unità di Mosca. Mentre poco meno di due settimane fa le forze navali di Kiev avevano riferito del dispiegamento da parte della Russia di 11 navi da guerra nel Mar Nero, di cui tre armate di missili Kalibr. Annuncio cui sono seguiti anche diversi allarmi antiaereo nel territorio ucraino con segnalazione di lancio di missili dal mare. Gli attacchi spesso sono stati pochi o estremamente ridotti, ma qualcuno, a Kiev, ha sottolineato che questa possa anche rappresentare una tattica per mantenere alta la tensione oppure, viceversa, per mostrare una flotta apparentemente “innocua” facendo quindi indebolire il lato sud.

I possibili sviluppi

La segnalazione del comando meridionale ucraino non è quindi un fulmine a ciel sereno, ma la conferma del fatto che i russi stanno di nuovo muovendo la flotta a sud. Questo punto, come accennato in precedenza, è probabile che vada messo in parallelo con la decisione di Mosca di avviare una serie di attacchi missilistici sull’Ucraina per aumentare la propria pressione su tutte le forze avversarie, utilizzando anche l’arsenale in dotazione alle proprie forze navali. La quantità di certo non illimitata di droni iraniani potrebbe essere già terminata o comunque ormai ridotta (l’intelligence britannica ha segnalato di recente che da 10 giorni non sono stati segnalati droni di fabbricazione iraniana usati in Ucraina).

Inoltre, quando si sono mosse le navi in modo più o meno massiccio, è sempre stato indice di una nuova ondata di attacchi su vasta scala. Ed è chiaro che ora il Cremlino abbia tutto l’interesse a colpire il territorio nemico in modo da sostenere l’avanzata a est verso il centro di Bakhmut.

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