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New Start sospeso e test atomici: Putin avverte la Nato sul nucleare

Nel discorso alla nazione di oggi, il presidente Vladimir Putin ha affermato che la Russia si accinge a sospendere la sua partecipazione al trattato New Start, sulla riduzione e il controllo delle armi nucleari strategiche, stipulato con gli Stati Uniti, ma che per il momento non intende ritirarsi.

“Devo dire oggi che la Russia sta sospendendo la sua partecipazione al New Start. Ripeto, non ritirandosi dal trattato, no, ma semplicemente sospendendo la sua partecipazione”, sono state le esatte parole del presidente della Federazione Russa. Putin ha sottolineato anche che prima di tornare ai negoziati sulla continuazione del lavoro nell’ambito del trattato, la Russia deve capire il ruolo di Paesi della Nato come Francia e Regno Unito e come saranno presi in considerazione i loro arsenali strategici, ovvero sta dicendo che il Cremlino vuole valutare il potenziale di attacco nucleare complessivo dell’Alleanza.

La sospensione è un provvedimento che pone termine agli effetti giuridici di un trattato pur essendo questo ancora in vigore e secondo il diritto internazionale durante il periodo di sospensione le parti devono astenersi da ogni atto teso ad ostacolare la ripresa della sua applicazione.



La minaccia velata sui test

Si spiega quindi perché il presidente russo abbia affermato che Mosca non intenderà riprendere i test nucleari sebbene abbia indicazioni che Washington stia prendendo in considerazione questa possibilità. “Certo, non lo faremo per primi”, ha detto ancora Putin, “ma se gli Stati Uniti condurranno dei test, allora lo faremo anche noi. Nessuno dovrebbe avere pericolose illusioni che la parità strategica globale possa essere distrutta”.

Quest’ultima dichiarazione del leader russo prende le mosse dalla decisione statunitense del 2018 di costruire testate missilistiche “non strategiche” per gli Slbm (Submarine Launched Ballistic Missile): deduciamo quindi che secondo il Cremlino questa possibilità potrà concretizzarsi solo attraverso la ripresa dei test atomici. In realtà sappiamo bene che, per una nazione che ha già un arsenale nucleare maturo come gli Usa (o la Russia), essi non servono più in quanto è possibile testare la potenza delle cariche atomiche – e plasmare l’architettura delle testate stesse – usando la modellizzazione digitale.

Si tratta quindi di propaganda per giustificare ulteriormente la decisione di sospendere il trattato New Start, dopo che già lo scorso 8 agosto Mosca aveva preso la decisione unilaterale di sospendere le ispezioni al proprio arsenale nucleare stabilite dall’accordo. La decisione era stata presa col pretesto della chiusura degli spazi aerei dei Pasi Nato ai voli di aerei battenti bandiera russa, ma Washington aveva garantito corridoi d’accesso diplomatici agli ispettori russi per continuare con le ispezioni.

A gennaio il vice ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov aveva affermato in un’intervista che “l’aggressività fuori scala degli Stati Uniti, che si manifesta nell’infliggere una “sconfitta strategica” alla Russia nella guerra ibrida a tutto campo scatenata contro di essa, ha reso praticamente impossibile in linea di principio condurre rapporti costruttivi e fruttuosi con Washington sul controllo degli armamenti” e che “se gli Stati Uniti non riconsidereranno la loro politica in Ucraina, la Russia non li incontrerà a metà strada per quanto riguarda la riunione della commissione o le ispezioni”. Il viceministro aveva anche ammesso che il New Start avrebbe potuto “andare in pezzi” prima del tempo (cioè prima del febbraio 2026).

Il 21 febbraio si sono quindi concretizzate le minacce russe – o almeno parte di esse – con la sospensione del trattato che di fatto permette a Mosca di non rispettarne le clausole, ma la vincola a non ostacolare la ripresa dei colloqui, che potrebbero comunque tenersi per cercare di trovare una soluzione a questa crisi.

La decisione del Cremlino arriva a pochi giorni dalla formalizzazione della denuncia di non rispetto russo del New Start da parte degli Stati Uniti: all’inizio di febbraio il dipartimento di Stato ha affermato che la Russia ha violato il trattato non consentendo le ispezioni richieste e rifiutandosi di partecipare alle riunioni di conformità.

Il rischio di un estinzione del trattato Start

Ma cosa succederebbe se il New Start venisse estinto? Il trattato stabilisce un tetto alle testate nucleari strategiche presenti negli arsenali di Russia e Stati Uniti e ai vettori disponibili per la loro consegna: in particolare esso fissa a non più di 800 i sistemi di lancio per missili balistici intercontinentali terrestri (Icbm) e missili balistici lanciati da sottomarini (Slbm) nonché bombardieri pesanti dispiegati. All’interno di quel totale, ciascuna parte non può detenere più di 700 tra Icbm, Slbm e bombardieri con capacità atomica effettivamente schierati. Il trattato limita anche ciascuna parte a non possedere più di 1550 testate disponibili.

La fine del New Start aprirebbe a scenari inquietanti di proliferazione degli armamenti nucleari strategici come non si vedeva dagli anni ’80 del secolo scorso, quando le due superpotenze nucleari erano arrivate a possedere decine di migliaia di testate di pronto impiego ciascuna.

Non limitando più il numero totale di vettori per la consegna, lo scenario più plausibile è vedere un’ulteriore spinta verso la costruzione di un maggior numero di veicoli di rientro ipersonici plananti (Hgv Hypersonic Glide Vehicle) che oggi rientrano nelle clausole del trattato e che rappresentano una nuova tecnologia definita “dirompente” per via della sua capacità – sino a oggi non dimostrata per fortuna – di oltrepassare le barriere antimissile.

Si potrebbe anche vedere più semplicemente lo sviluppo di nuovi missili balistici intercontinentali in numero illimitato: oggi gli Stati Uniti hanno “solo” 400 Icbm tipo Minuteman III sparsi in silos di lancio delle basi Malmstrom, Minot e Warren dell’U.S. Air Force che si estendono attraverso gli Stati del Montana, North Dakota, Wyoming, Nebraska e Colorado.

Ci potrebbe essere un’ulteriore spinta verso la proliferazione di missili da crociera a lungo raggio basati a terra con testata nucleare dopo che già la fine del Trattato Inf (Intermediate Nuclear Forces) ne aveva rilanciato la produzione, nonché la reale possibilità che si ricostruiscano missili balistici a raggio medio e intermedio che erano spariti dagli arsenali di Russia e Stati Uniti (ma non della Cina) proprio per via dell’accordo sulle forze nucleari intermedie.

Insomma si ritornerebbe a una situazione in cui le 5.977 testate russe e le 5.428 americane che si stimavano essere presenti negli arsenali nel 2022 possano essere ritenute tutte “disponibili”, comprese quelle 1.500 di esse che sono state ritirate ma che probabilmente sono ancora intatte, e le 2.880 che sono mantenute “in riserva”.

Dal punto di vista politico, l’estinzione del New Start, senza arrivare alla definizione di un nuovo accordo che dovrebbe forzatamente coinvolgere la Cina e considerare nuovi sistemi come le testate Hgv, i missili ipersonici e i nuovi sistemi strategici a propulsione nucleare (tipo il missile da crociera russo Burevestnik o il siluro Poseidon), ci porterebbe indietro nel tempo agli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, quando non esistevano trattati per il controllo degli armamenti o erano in embrione, però con una piccola differenza: allora anche la tecnologia era in embrione, oggi invece è ormai giunta alla soglia della maturità.

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