Roma, 1° apr – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto preparato dal ministro delle Infrastrutture, e cioè Matteo Salvini. Con la registrazione nella Gazzetta ufficiale, il segretario del Carroccio porta a casa un risultato niente male: il tanto chiacchierato Ponte sullo Stretto di Messina si farà. «È una scelta storica», si può leggere in una nota del Mit. Una scelta «che apre a una infrastruttura da record mondiale e con forte connotazione green: il Ponte permetterà una drastica riduzione dell’inquinamento da CO2 e un calo sensibile degli scarichi in mare».

Il Ponte sullo Stretto si farà

Il progetto, com’è noto, è quello del 2012, poi finito nel dimenticatoio. Il Ponte sullo Stretto avrà 6 corsie stradali, 3 per ciascun senso di marcia, più 2 binari ferroviari. La capacità dell’infrastruttura sarà pari a 6.000 veicoli/ora e 200 treni/giorno. Un’opera mastodontica, che migliorerà sensibilmente la nostra rete viaria e non solo. Come specifica sempre il ministero, «il costo per la realizzazione del Ponte e di tutte le opere ferroviarie e stradali di accesso su entrambe le sponde è oggi stimato in 10 miliardi. Dal 2019 al 2022, il Reddito di Cittadinanza ha avuto un impatto per le casse dello Stato di 25 miliardi».

Matteo ha smaltito la sbornia del Papeete?

Bisogna dirlo: all’interno di questa maggioranza, Salvini è l’unico che sta imponendo e perseguendo un’agenda politica. Per il resto, infatti, questo governo, un’agenda, pare non averla. Si parla di immigrazione regolare (con tanto di Decreto flussi) e aperture alle adozioni gay (ci è cascato pure La Russa). In pratica, un esecutivo di centrodestra sta portando avanti un’agenda di sinistra. In mezzo a questo turbinare di giravolte e calate di braghe, si erge sovrano proprio lui, il povero Matteo bistrattato da tutti. Che, per carità, ne avrà combinate pure parecchie, dalla sbornia del Papeete al sostegno al governo Draghi. Eppure, ad oggi è l’unico che si è dato un obiettivo, l’ha perseguito senza cedimenti e ha portato a casa il risultato. Non avrà un diario acchiappa-like come la Meloni, ma un’agenda, perdio, almeno lui ce l’ha. Bravo.

Valerio Benedetti

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