Roma, 3 mar – Il calciatore e fuoriclasse argentino, Lionel “Leo” Messi, è finito nel mirino della criminalità organizzata. Nella giornata di ieri, sono stati esplosi diversi colpi di pistola contro la vetrina del negozio di alimentari di famiglia e ha ricevuto un messaggio minatorio.
L’attacco contro il negozio dei suoceri
Il tutto è accaduto a Rosario, cittadina argentina che si trova a circa 300 km a nord di Buenos Aires e luogo d’origine proprio di Messi. Secondo le prime ricostruzioni, due uomini si sarebbero avvicinati a bordo di motociclette al supermercato di proprietà dei genitori della moglie del giocatore, Antonela Rocuzzo. Qui avrebbero sparato ben 14 colpi di armi da fuoco contro le saracinesche e la vetrina del negozio, provocando ingenti danni, per poi darsi alla fuga. Non prima, però, di lasciare una messaggio diretto contro il diez argentino. Per fortuna, durante l’attacco nessuno è rimasto ferito.
Il messaggio, lasciato scritto dai malviventi sulla porta del negozio, recitava: “Messi, ti stiamo aspettando”. Per poi aggiungere, “anche Javkin è un narco, non ti proteggerà”. Il riferimento è all’attuale sindaco di Rosario, Pablo Javkin. Quest’ultimo ha subito contattato la famiglia del calciatore e capitano della nazionale argentina, per poi prendersela con le forze di sicurezza, colpevoli – a suo dire – di non combattere sufficientemente e abbastanza efficacemente la criminalità organizzata che sta dilagando in città. Infatti, la città di Rosario sta diventando negli ultimi anni un importante snodo per il traffico di stupefacenti. Sulla questione è intervenuto anche il pubblico ministero, Federico Rebola, il quale ha fatto sapere che sono in corso le analisi delle immagini di videosorveglianza per cercare di identificare gli uomini, aggiungendo come questa sia la prima minaccia del genere contro i suoceri di Messi. Su twitter il presidente argentino Mauricio Macri ha espresso la sua solidarietà nei confronti del giocatore e dei suoi familiari, definendo l’accaduto “un altro segnale per il governo nazionale e quello di Santa Fe che con il narcotraffico non è possibile convivere”.
Michele Iozzino
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