In audizione di fronte alla commissione Esteri e Difesa del Senato, il presidente e il segretario generale di Aiad, Giuseppe Cossiga e Carlo Festucci, hanno riportato i numeri del comparto industriale della Difesa nazionale. Da solo vale un punto di Pil, ma due terzi del fatturato vengono dall’export, e il settore chiede allo Stato di rivedere le sue regole a sostegno del comparto

Supportare il settore della Difesa e velocizzare le pratiche interne dello Stato sulle attività relative alle esportazioni del comparto. Sono stati questi i nodi principali dell’intervento del presidente della Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad) Giuseppe Cossiga, e il segretario generale Carlo Festucci, in audizione di fronte alla commissione Esteri e Difesa del Senato. Queste attività, inoltre, saranno alla base della possibilità di concretizzazione del progetto della Difesa comune europea, che dovrà costruire una piattaforma industriale comune a livello continentale.

Un ecosistema diversificato

I vertici dell’Aiad hanno sottolineato anche i numeri del comparto industriale della difesa e dell’aerospazio in Italia. Sul territorio nazionale si contano 180 aziende federate. La maggior parte sono Pmi (che rappresentano il 10% circa del valore totale), accanto ai grandi campioni nazionali come Leonardo e Fincantieri. Le realtà italiane sono attive in tutti i campi, spaziando nei domini classici di terra, mare (con la nuova realtà in espansione dell’underwater) a aria, fino ai nuovi campi operativi dello spazio e del cyber. A questi si aggiungono le eccellenze della componentistica, degli equipaggiamenti, dei servizi e dell’addestramento per la Difesa e l’aerospazio.

I numeri del comparto

Un settore d’eccellenza, che si riflette anche sul fatturato, pari a circa 17 miliardi di euro. Si tratta più o meno di un intero punto percentuale del Pil nazionale, e nel complesso il valore della produzione, incluso l’indotto, è di circa quaranta miliardi di euro. Due terzi del fatturato, inoltre, proviene dall’export, che rappresenta nel complesso il 13% del saldo commerciale italiano. Di fronte a questa consapevolezza, tuttavia, i Paesi verso i quali l’Italia esporta maggiormente, concentrati nella zona del Medio Oriente, “potrebbero a volte presentare delle criticità anche ai sensi della legge 185” che regola le esportazioni di difesa, ha registrato Cossiga. “La legge – ha proseguito il presidente di Aiad – dà poca chiarezza ed è scarsamente immediata” concludendo come ci sarebbe bisogno di “migliorare la rapidità di esecuzione dell’export”.

Arsenali e Ucraina

Di fronte alla domanda se la fornitura di aiuti militari all’Ucraina possa causare una mancanza di scorte negli arsenali nazionali, il presidente Cossiga ha sottolineato come “le scorte che l’Italia aveva a disposizione non sono sufficienti per fronteggiare una guerra o un conflitto”, una situazione che nel lungo periodo potrebbe essere aggravata dal conflitto tra Russia e Ucraina. Per questo, ha aggiunto “occorre ripensare ad un ripianamento delle scorte militari”.