dmitrij-peskov,-il-portavoce-di-putin

Dmitrij Peskov, il portavoce di Putin

Dmitrij Sergeevič Peskov nasce a Mosca, il 17 ottobre 1967, in una famiglia di diplomatici. Dal padre Sergej, capo della missione diplomatica sovietica in Pakistan, il giovane avrebbe appreso l’amore per la politica internazionale, la diplomazia e il Grande Medio Oriente.

La sua infanzia è un’altalena tra Unione Sovietica e Mondo arabo, dato il seguire i frequenti trasferimenti del padre, che lo conduce in Egitto, Emirati Arabi Uniti e Libia. Anni di continui spostamenti che obbligano il piccolo Dmitrij ad imparare le lingue straniere, tra cui inglese, arabo e turco, e ne forgiano la propensione a trovarsi a suo agio negli ambienti multiculturali e internazionali.

Ispirato dal padre, diplomatico rinomato in patria e all’estero, Dmitrij si iscrive al corso di laurea in storia e studi orientali dell’Istituto dei paesi africani e asiatici dell’Università statale di Mosca, presso il quale si congeda con ottimi voti nel 1989. Lo stesso anno, forte del cognome e delle competenze possedute – la fluenza in lingue di importanza critica come turco e arabo –, entra nel ministero degli Affari esteri.



Nel 1990, mentre l’Unione Sovietica dà sempre più segni di cedimento, Peskov viene inviato all’ambasciata di Ankara. Luogo in cui entra come assistente amministrativo e, nell’arco di quattro anni, salirà di grado per ben due volte: prima attaché e dopo terzo segretario dell’ambasciata. Una scalata non dovuta né legata al nome portato, così dicono i colleghi, ma per le abilità dimostrate nella comprensione delle dinamiche più profonde del mondo turco.

Nel 1994, Peskov viene richiamato a Mosca dal Cremlino. Ma nella capitale della neonata Federazione Russa, Peskov, resterà soltanto due anni. Nel 1996, invero, fa ritorno ad Ankara, all’ambasciata che lo ha formato, della quale diventerà il primo segretario, e ivi rimarrà sino alla fine dell’era Eltsin.

Il ritorno in Russia è dei più traumatici. Boris Eltsin è stato detronizzato da una congiura di palazzo. La Federazione Russa è (di nuovo) in guerra con la Cecenia. Al potere si trova un securocrate sanpietroburghese del quale Peskov, uomo cresciuto tra Mosca e Ankara, sa poco e nulla. Ma quel securocrate, Vladimir Putin, di Peskov sa tutto, o forse sa quel che basta, e lo vuole al proprio fianco.

Nell’aprile 2000, dopo essere stato confermato alla presidenza dal suffragio popolare, Putin assume Peskov come proprio portavoce. Un incarico ricoperto per due mandati consecutivi, fino al 2008, a dimostrazione dell’ottimo rapporto instauratosi tra i due. Durante il breve paragrafo della cosiddetta tandemocracy, il quadriennio Medvedev-Putin, Peskov continua a seguire l’ex presidente nelle vesti di capo delle operazioni con la stampa.



Nel 2012, anno del grande ritorno di Putin all’ultimo gradone della piramide del potere, Peskov viene richiamato al Cremlino. Portavoce del presidente, di nuovo. Portavoce di un presidente in rotta di collisione con l’Occidente nel contesto dell’allora albeggiante competizione tra grandi potenze: la Rivoluzione di neve, la guerra civile siriana, Euromaidan, la controversia delle interferenze elettorali nelle presidenziali statunitensi del 2016.

Peskov si dimostra, negli scoppiettanti anni della fase uno della Terza guerra mondiale in frammenti, un messaggero valido, affidabile, in grado di calibrare il peso delle parole utilizzate con la stampa domestica e straniera. Non ha il carisma della collega Maria Zakharova, la portavoce di Sergej Lavrov, ma Putin non ha mai voluto un megafono che gli rubasse la scena. E Peskov, uomo discreto e di formazione diplomatica, gioca il proprio ruolo alla perfezione. Motivo per cui viene riconfermato come portavoce presidenziale, di nuovo, nel 2018.

Più di un semplice portavoce, poiché non si è mai limitato a ripetere a pappagallo il copione preparatogli da altri, Peskov è stato ed è uno dei personaggi-chiave di quel club ad accesso limitato che è la cerchia putiniana.

Fine turcologo, che ha dedicato alle cività turche studi e lavoro, Peskov ha tradizionalmente svolto un lavoro di diplomazia parallela per conto di Putin. È l’uomo che cura i rapporti privati con le eminenze grigie che sussurrano alle orecchie dei capi di stato dello spazio turcofono. È l’uomo che ha contribuito alla materializzazione dell’Unione Economica Eurasiatica, entità pensata per competere con il Consiglio Turco attingendo al meglio dell’Unione Europea.



La fedeltà all’ideale e i traguardi tagliati nell’incarico di diplomatico parallelo, secondo varie indiscrezioni, sarebbero stati ampiamente ricompensati. Pare, invero, che la famiglia Peskov abbia accumulato un patrimonio – non dichiarato – di oltre dieci milioni di dollari. Una ricchezza conquistata portando risultati a casa, e che non gli è stata donata, come ricordano alcuni dei suoi più importanti contributi:

  • Co-sceneggiatore della strategia comunicativa del Cremlino durante le proteste del 2011-12 guidate dall’allora sconosciuto Aleksei Navalny;
  • Primo intermediario informale tra Putin e Donald Trump;
  • Uno dei mediatori ufficiosi tra Putin e Xi Jinping;
  • Emissario moscovita in Asia centrale;
  • Promotore dell’eurasismo russocentrico in patria e nello spazio postsovietico, in particolare nelle repubbliche a maggioranza turcica, in funzione anti-turanista;

Portavoce che mero portavoce non è, Peskov ha perseguito gli interessi nazionali di Mosca più di quanto si creda comunemente ed è per questo motivo che, grandi ricchezze a parte, è stato insignito di un gran numero di onorificenze e di titoli prestigiosi, tra i quali l’Ordine dell’Amicizia (2003), la Gratitudine del Presidente (2004, 2007), l’Ordine dell’Onore (2007) e la Gratitudine del Governo (2009). E il suo ruolo nel miglioramento delle relazioni tra Russia e Mondo turcico, leitmotiv sin dall’adolescenza, gli è valso il riconoscimento del Kirghizistan – che lo ha premiato con l’Ordine di Manas nel 2017 – e della Mongolia – dalla quale ha ricevuto l’Ordine della Stella polare nel 2021.

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *