Gli Stati Uniti devono ripensare al più presto le loro catene di approvvigionamento. Nel caso in cui dovessero aumentare le tensioni internazionali, infatti, non solo l’economia del Paese, ma anche il settore militare, e più specificatamente l’esercito degli Usa, rischierebbe di subire possibili effetti indesiderati.
Già, perché uno dei principali fornitori di Washington di risorse strategiche, terre rare e minerali necessari per garantire la sicurezza nazionale, coincide proprio con la Cina. E cioè con il rivale sistemico numero uno della Casa Bianca. Come ha sottolineato Foreign Policy, le catene di approvvigionamento sono interconnesse con la logistica delle operazioni militari e giocano un ruolo cruciale all’interno della pianificazione di un qualsiasi Stato.
Affinché l’intero meccanismo funzioni è fondamentale che i materiali e le risorse richieste si trovino nel posto giusto al momento giusto. Detto altrimenti, dipendere da qualcuno per affari così sensibili – tanto più se questo qualcuno coincide con un rivale – potrebbe essere seriamente pericoloso.
Una lunga serie di minerali critici sono essenziali per la costruzione e il mantenimento dei moderni sistemi d’arma. E, nel mondo odierno, e per l’importazione dei citati minerali, la maggior parte delle potenze mondiali dipende in maniera allarmante da altre nazioni, in primis dalla Cina.
La dipendenza degli Usa
La Cina è il concorrente strategico numero uno degli Stati Uniti. Pechino è sì un concorrente economico e militare, ma è anche un’ombra sempre più lunga che può potenzialmente mettere a rischio la strategia di difesa americana. In che modo? Banalmente, bloccando l’esportazione di minerali e altri materiali critici richiesti da Washington.
Tra questi citiamo, ad esempio, litio, cobalto, nichel, grafite, determinanti per la costruzione delle batterie per le auto elettriche, di turbine eoliche, pannelli solari e altre tecnologie energetiche pulite. Ma, al netto delle implicazioni per la sicurezza energetica, un approvvigionamento costante e sicuro di minerali critici è altrettanto essenziale in ambito militare.
Il campanello d’allarme più importante può essere riassunto nella seguente frase: gli Stati Uniti e i loro alleati non producono abbastanza di questi minerali per mantenere il vantaggio tecnologico delle loro forze armate da qui ai prossimi decenni.
Un altro punto fondamentale troppo spesso ignorato è che gli Stati Uniti hanno inviato ingenti aiuti militari all’Ucraina. E che, dunque, per rimpinguare le loro scorte agli Usa non basta stanziare adeguate risorse e ordinare una massiccia produzione di armamenti alle sue aziende. Poiché non stiamo parlando di creare armi semplici e abanali, lo sviluppo di armamenti avanzati richiede nuovi minerali critici, oltre alla presenza di adeguate catene di approvvigionamento capaci di fornirli.
I minerali critici
Giusto per fare un esempio, i semiconduttori avanzati sono componenti cruciali dei sistemi di guida missilistica, della guerra informatica e delle capacità di intelligenza artificiale. Questi semiconduttori richiedono materiali specifici introvabili, tra cui gallio, arsenico e neon, che vengono prodotti in Russia, Cina e Ucraina. Gli Stati Uniti non producono gallio mentre lo scoppio del conflitto ucraino ha dimezzato la fornitura mondiale di neon per semiconduttori.
Altri minerali rilevanti includono: il titanio, per componenti aerospaziali, superleghe ad alta temperatura per turbine e missili ipersonici, compositi a matrice ceramica e sistemi di protezione termica ipersonica; il lantanio, utilizzato per gli occhiali per la visione notturna; il berillio, impiegato per sistemi di mira e sorveglianza, nonché per aerei da combattimento.
E ancora: il neodimio e il samario sono usati per potenti magneti in grado di resistere alle alte temperature, e il germanio è utilizzato per i dispositivi a infrarossi e nei pannelli solari sui satelliti militari. Alcuni minerali critici vengono invece utilizzati per i sistemi sonar, radar e di sorveglianza che costituiscono la prima linea di difesa dell’esercito americano.
Il Congresso Usa ha autorizzato 1 miliardo di dollari per rimpinguare le scorte di difesa nazionale e per l’acquisizione di questi materiali. Se alcuni possono essere acquistati da Paesi alleati, altri, come detto provengono dalla Cina. Un problema non da poco per gli Usa.
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