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“Attività russa in Siria”. Cosa svela l'avvertimento del Pentagono

Il confronto tra Occidente e Russia si estende oltre i confini dell’Ucraina e coinvolge tutti i territori dove la presenza degli interessi di Mosca si contrappone a quella degli Stati Uniti e dei Paesi Nato. Uno di questi è la Siria, dove dal giorno dell’intervento russo a sostegno di Bashar al Assad, si “incontrano”, faccia a faccia, le forze della Coalizione internazionale anti Isis con quelle di Mosca.

Nelle ultime settimane, complice probabilmente il desiderio russo di aumentare la pressione sulle unità atlantiche (e in particolare statunitensi) in diversi settori del mondo, il Pentagono ha segnalato un aumento dell’attività di Mosca nei cieli siriani. Il tenente generale Alexus G. Grynkewich, comandante delle forze aeree di Centcom (il comando Usa per il Medio Oriente), ha ammesso in un briefing con i giornalisti che durante le ultime esercitazioni tra forze Usa e israeliane nel Mediterraneo orientale, i piloti russi sono stati “abbastanza assertivi”. Come riportato da Politico, l’alto ufficiale americano ha dichiarato che questa determinazione dei russi si è soprattutto manifestata “nello stabilire la loro presenza, organizzando pattugliamenti aerei e volando nell’area in cui stavamo cercando di operare”. Una dichiarazione cui si aggiunge però anche un altro dato fornito da Grynkewich, e cioè che le forze Usa hanno notato “una diminuzione della presenza russa” data dal prelevamento di mezzi e sistemi d’arma che probabilmente sono stati dispiegati sul fronte ucraino.

Queste due affermazioni, che a una prima lettura potrebbero anche sembrare contraddittorie, raccontano in realtà due temi. Il primo è quello legato al desiderio delle unità di Vladimir Putin di premere su tutte i confini dell’”impero” statunitense. Lo dimostrano anche i recenti voli che hanno interessato il Baltico, in particolare i cieli polacchi. L’impressione è che dal Cremlino sia stata ordinata una sorta di attivazione di tutte le forze sui vari fronti per mostrare la presenza russa e anche per destare l’allerta nei comandi avversari. Dall’altro lato, parlare di diminuzione della presenza dell’esercito russo (quindi delle unità di terra) ma al contempo di aumento dell’attività dei caccia di Mosca in tutto il territorio siriano conferma la volontà del Cremlino di non dare adito a idee sul ritiro strategico dai vari teatri operativi per puntare esclusivamente sull’Ucraina. Putin potrebbe volere dare l’impressione di non essere costretto a ridistribuire le forze e ridurre la presenza della Federazione nei territori in cui in questi anni si è invece palesata la strategia moscovita.

Dall’altro lato, l’allarme lanciato dalle forze aeree di Centcom conferma anche un’altra questione, ovvero l’importanza del Medio Oriente in un momento in cui appare chiaro che l’Ucraina è in cima alle priorità strategiche insieme all’Indo-Pacifico. In questo rientra anche l’allarme per i palloni-spia, vero punto interrogativo che inquieta l’intelligence e le forze armate Usa. Grynkewich, nello stesso incontro in cui ha parlato dei caccia russi, ha anche ricordato che alcuni mesi fa, diversi palloni-spia hanno transitato anche nella regione di sua competenza, ovvero il Medio Oriente. “Non si sono fermati sulle basi americane né hanno rappresentato alcuna minaccia per le nostre forze”, ha detto Grynkewich, ma ha sottolineato che fossero elementi cinesi. Segno che l’area, tra forze russe, attività cinesi e nodo iraniano è tutto fuorché dimenticata dall’agenda del Pentagono.

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