La Polonia ha dichiarato che invierà quattro caccia MiG-29 “Fulcrum” all’Ucraina nei prossimi giorni, rendendola la prima nazione occidentale a fornire aerei da guerra a Kiev. Il presidente polacco Andrzej Duda ha detto che il suo Paese invierà quattro caccia, dei 28 in suo possesso, provenienti dagli stock della ex Germania dell’Est negli anni Novanta. “Nei prossimi giorni, consegneremo all’Ucraina quattro velivoli perfettamente funzionanti”, ha dichiarato Duda durante una conferenza stampa a Varsavia con il nuovo presidente della Repubblica Ceca, Petr Pavel.
La Repubblica Slovacca, seguendo l’esempio della Polonia, invierà invece tutti e 13 i suoi MiG-29 – messi a terra lo scorso agosto in vari stati di prontezza – in data da definirsi. La lunga diatriba sull’invio di caccia all’Ucraina trova così soluzione? Guardando alle novità di queste ultime ore parrebbe di sì ma restiamo dubbiosi che sia davvero così.
La linea (non più) rossa del conflitto
Alcuni ritengono che la consegna di caccia a Kiev farebbe oltrepassare una soglia, per quanto riguarda il potenziale bellico fornito, che aumenterebbe notevolmente il rischio di essere trascinati in uno scontro diretto con Mosca. Almeno questo era quello che si pensava, anche dalle parti di Washington, sino allo scorso anno: il governo Zelensky ha sempre chiesto caccia agli alleati occidentali – insieme ai carri armati – e la Casa Bianca si era più volte opposta anche arrivando a fermare la decisione polacca di procedere autonomamente all’invio dei suoi MiG-29.
Ora lo status quo è cambiato e in seno alla Nato è stata presa una decisione – evidentemente collegiale – di dare il via libera. Del resto anche per gli Mbt (Main Battle Tank) di fabbricazione occidentale si erano avanzate le medesime preoccupazioni, ma come sappiamo dapprima il Regno Unito, poi la Germania e gli stessi Stati Uniti hanno acconsentito a spedire i fondamentali carri armati all’esercito ucraino, facendo da apripista per altri alleati che hanno nei propri depositi Leopard 1 e 2.
I grandi limiti dei MiG
I MiG-29, però, non sono caccia moderni sebbene rimodernati, soprattutto quelli in possesso dei Paesi dell’ex Patto di Varsavia e pertanto rappresentano un compromesso accettabile per non fare un passo troppo lungo verso l’escalation.
Soprattutto, ora, occorre accelerare e aumentare le dotazioni delle forze armate ucraine per fare in modo che resistano alla guerra d’attrito imposta dalla Russia, che sta lentamente ma inesorabilmente consumando le risorse di Kiev mettendo a dura prova la capacità di sostegno occidentale stante le difficoltà riscontrate nella produzione bellica. Per il momento quindi niente F-16 o modelli simili, che il governo Zelensky desiderava di più.
Anche Mosca non sembra particolarmente preoccupata della mossa di Polonia e Slovacchia e minimizza: “Si ha la sensazione che questi paesi si stiano solo sbarazzando di attrezzature vecchie e non necessarie”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. “Non è necessario essere esperti militari per dire che questo non influirà” ha aggiunto, dicendo che saranno “soggetti a distruzione” da parte delle forze russe.
Il ruolo della Polonia nella guerra in Ucraina
Dal punto di vista della politica interna alla Nato, la mossa pone la Polonia ancora una volta al centro del processo decisionale europeo sull’Ucraina: era stata proprio Varsavia a fare pressioni all’inizio di quest’anno per mettere insieme una coalizione di Paesi disposti a inviare carri armati Leopard 2 di fabbricazione tedesca a Kiev. Del resto il governo Duda – come i precedenti – guarda a oltre Atlantico con insistenza sia dal punto di vista dell’hardware militare (Mbt e missili) sia dal punto di vista politico chiedendo un maggiore impegno diretto di Washington nella difesa della Polonia al punto di aprire alla possibilità di creare nuove installazioni militari statunitensi e di richiedere di poter partecipare alla condivisione del nucleare tattico della Nato, quest’ultima opzione fin’ora sempre respinta dall’esecutivo Usa.
Un Paese che si trova “al fronte” e che ha varato da tempo una politica di riarmo molto seria – nonché una infrastrutturale fatta di poderosi investimenti – non può che avere più peso decisionale all’interno dell’Alleanza Atlantica e dell’Unione Europea, con tutti i rischi connessi per l’attenzione che Nato e Ue dovrebbero dare al “Fronte Sud”, che in prospettiva è fonte di maggiori minacce per la sicurezza europea rispetto a quello Est, se non altro anche solo perché è caratterizzato da un confine marittimo, quindi molto più difficilmente controllabile rispetto a uno terrestre.
L’ipotesi F-16 a Kiev
Tornando ai caccia, riteniamo che l’opzione F-16 (o altro sistema occidentale come gli svedesi Jas-39 Gripen) sia ancora sul tavolo sebbene, come più volte affermato da queste colonne, si tratterebbe di una possibilità di lungo periodo stante le difficoltà per addestrare piloti e personale di terra ucraino, che non hanno mai “messo le mani” su un velivolo di fabbricazione occidentale. Inoltre la catena logistica ucraina non è pensata per sostenere l’attività di un cacciabombardiere occidentale, né tanto meno hanno basi aeree atte a ospitarli, senza considerare che la stessa dottrina di impiego di un velivolo cambia in funzione del velivolo stesso, quindi andrebbero addestrati non solo i piloti ma tutta la gerarchia di comando ucraina.
I MiG-29 quindi non vanno incontro alla stragrande maggioranza di questi problemi ma attenzione, i “Fulcrum” polacchi non sono esattamente come quelli che utilizza(va) l’aviazione ucraina.
Nel 2011 i caccia hanno iniziato un programma di modernizzazione dell’avionica (diventati quindi MiG-29M e MiG-29UBM), eseguito da industrie polacche in collaborazione con Israele e Stati Uniti, che si è concluso nel 2014. Il miglioramento dei caccia, che ne ha allungato la vita operativa, ha previsto il posizionamento di un display multifunzionale, il cambio da sistemi analogici a sistemi digitali, la sostituzione del giroscopio meccanico con un sistema laser, la sostituzione del sistema metrico con quello anglosassone in piedi, un nuovo apparato radio e un nuovo computer di missione.
Quindi i piloti ucraini non possono semplicemente “scendere” da un loro MiG-29 per salire su uno di provenienza polacca, ma devono comunque affrontare un corso di aggiornamento che in ogni caso risulta essere notevolmente più breve rispetto a dover imparare a volare su un caccia di fabbricazione occidentale.
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